Ho preso in mano il libro, che era rimasto, abbandonato, sul divano e l'ho aperto. Ho scorso le prime due righe e, invece di richiuderlo ho proseguito nella lettura provando un brivido. Non era un brivido di piacere e nemmeno di freddo. Era il brivido della lettura, una cosa che avevo provato spesso nell'adolescenza ma poche volte(una ventina) in età adulta. Quand'ero adolescente, per superare la timidezza e le paure, mi sono immerso nella narrativa e ne sono uscito, anni dopo con un'esperienza spaventosa di mondi e paure altrui. Allora provai migliaia di brividi che migrarono nel mio cervello. Poi mi sono dato alla vita, sempre attento a inseguire un libro che poteva darmi qualcosa. Ma è sempre stato più difficile immergermi in quello spazio che t'estranea dalla vita e poi ti ci ributta dentro arricchito e desideroso di sperimentare. Spesso erano libri che nessuno leggeva e legge, ma anche libri che nessuno leggeva e anni dopo sono diventati libri che leggevano, se non tutti, molti. Altri libri che mi sono stati consigliati li ho iniziati, anche più volte, senza riuscire a finirli o arrivando alla parola FINE con molta fatica. Ho comprato molti libri e aspetto il momento giusto per iniziarli, se ne stanno nei posti più improbabili in attesa dei miei occhi. Perciò son rimasto sorpreso che questo libro di un autore, a me, sconosciuto mi regalasse un brivido. Così mi sono lasciato trasportare e nei ritagli di un giorno ho letto 256 pagine. Per scoprire due cose: sono invecchiato e le scuole di scrittura creativa funzionano. Si trattava del solito, bravo, forse grande, ennesimo, narratore. Così al brivido iniziale è seguita una storia, ben fatta, con gli intrecci giusti, le parole giuste ma niente di più. Ora sarò costretto a finire il libro perché le storie non vanno abbandonate ma lo farò sperando che il prossimo libro che aprirò sia scritto da uno scrittore e non dal solito narratore che modella le parole con facilità e leggerezza che però colmano il vuoto per il solo tempo della lettura.
sabato 24 marzo 2012
mercoledì 21 marzo 2012
i poeti vanno e non ci lasciano
La luna è l'unico astro che nasce dietro le montagne e tramonta dentro di noi.
Tonino Guerra
mercoledì 14 marzo 2012
lunedì 12 marzo 2012
rosseggiando
Ogni sera faccio una passeggiata e passo davanti a questa vetrina. Prima della festa della donna hanno vestito così il manichino femminile. Di fianco, in basso a sinistra(nostra) c'è un'enorme torta a più piani rossa(ce l'ho in un'altra inquadratura e la pubblicherò solo su commento-richiesta). Quella vetrina m'ha impressionato per il suo "rossore". In commercio c'è una caramella, la Rossana, che anni fa veniva pubblicizzata con una filastrocca: "La dolce Rossana, rosseggiando in qua e in là, ingolosisce i golosi con la sua rossa golosità!" M'è ritornata in mente. Donna, torta, rosso, ingolosire. Ma(c'è sempre un ma) c'è qualcosa che non va. La vetrina ha un bozzo, sembra un colpo di proiettile, per la mia fantasia e lo sembra perché mi ritorna in mente la statistica sulla violenza sulle donne, uccise, violentate, picchiate quasi sempre da un parente. Da un uomo che le sta vicino e che dice d'amarla. Ecco che tutto quel rosso assume, per me, tutto un altro valore. Ora sembra una vetrina horror. Nulla di brutto sul vestito o sulla torta ma la visione è distorta da un'incrinatura sul vetro trasparente, è bastato spostarsi e il punto di vista è cambiato. La verità è una visione distorta della realtà!
domenica 11 marzo 2012
La discarica delle scelte.
Scegliere, questa è la cosa più difficile. Come fai a sapere qual è la scelta giusta? Oggi sono andato a prendere i miei figli in collina. Sono andato prima per comprarmi il giornale e mettermi tranquillamente seduto al sole a leggere. Avevo già deciso ma il parcheggio è vicino a un giardino, di fianco a un torrente e... ho cambiato la mia scelta. Ho deciso di fare una passeggiata lungo il torrente, il vento me lo diceva e ho cominciato a ragionare sulle scelte. Era quella la scelta giusta? Il percorso era lungo, rischiavo d'arrivare in ritardo. In uno dei posti più verdi c'era una discarica di mattonelle. Eccole le scelte giuste, la fine che potevano fare. Ho proseguito, facendo altre foto, un filmato e godendomi il posto. Ma ancora non sapevo se fosse la scelta giusta. Sono arrivato davanti alla chiesa(i miei figli hanno fatto questa scelta, per ora) e si è aperta la porta e la gente è uscita, sono usciti i miei figli, anche loro sorridenti di vedermi. Abbiamo preso l'auto e siamo tornati a casa. Non so come il discorso è finito sulle scelte e allora ho raccontato loro quello che avevo fatto e la straordinaria coincidenza del mio arrivo con "la messa è finita, andiamo in pace!"(o è il contrario?). Mio figlio mi ha guardato e ha detto "La scelta giusta è come la strada giusta puoi trovarla solo percorrendola!" Cazzo! L'ho guardato e gli ho chiesto " E questo chi l'ha detto? Gesù? O chi altro?" "L'ho sentito in un cartone o forse era un telefilm." Mi ha risposto. Per poco non andavo fuori strada.
Ora che scelta ho? Come farò a vietargli di guardare la tivù?
domenica 19 febbraio 2012
scherno di carta
Oggi in treno ho preso il computer per scrivere un po'. Mi vengono sempre delle belle idee sul treno. Dei bellissimi inizi per racconti, romanzi, film che non completerò mai ma che raccolgo nella mia cartella "Illuso". Insomma, prendo il computer e appena acceso, comincio a scrivere di getto. L'inizio della storia è forte, coinvolgente e mi trascina per un'oretta buona. Appena finita la trance creativa sollevo lo sguardo e mio figlio mi sorride e riabbassa lo sguardo sul suo ipod touch e ricomincia a giocare. Al suo fianco un ragazzo cinese sfrega freneticamente il suo dito su uno schermo. Alla mia destra tre ragazzi indossano gli auricolari. Uno ascolta la musica, un altro osserva lo schermo appoggiato sul tavolino e il terzo muove il suo apparecchio come se guidasse. Il quarto posto è occupato da una ragazza che sta filmando la neve che copre Bologna. Provo a vedere se c'è una connessione internet da usare liberamente e scopro che ci sono 25 possibilità di collegamento di cui 23 con il piccolo lucchetto accanto che indica l'uso di una password. Provo le due libere ma non riesco a connettermi. Non so che fare. Potrei dirvi che al mio fianco c'è seduta una ragazza, l'ottavo passeggero, ma lei usa un media desueto che non ha uno schermo e non è elettronico: legge un libro di carta e perciò rovina la statistica, e così non credo sia importante segnalare la sua presenza in questo post.
mercoledì 15 febbraio 2012
viaticon
L'utilizzo delle emoticon non mi è mai andato giù :(-. In certi momenti mi ha affascinato l'idea di trasmettere attraverso le interpunzioni un messaggio altro, legato all'emotività ;)-. Poi sono arrivate le faccette pronte all'uso e queste non mi sono mai piaciute :p-. Mi sono sforzato ma non ci sono riuscito. Qualche volta ho rispolverato i due punti, le parentesi e l'occhiolino. Senza però darci un'importanza eccessiva, anche nella realtà non strizzo molto l'occhio, non sorrido abbastanza e non lascio trasparire con piacere le emozioni. Solo con alcuni e ancora non abbastanza. Lasciarmi trasportare dalle emozioni è per me un evento e se mi coinvolge mi sconvolge. Penso però che sia necessario, in alcuni casi(parecchi), usare faccette e segni per far capire cosa si prova o le sfumature di un pensiero, di un discorso in un dialogo. Ho visto una persona con due tatuaggi sulle braccia. A destra :) e a sinistra :( Forse me li dovrei fare anch'io, troppo spesso non riesco a far capire quello che provo.
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