domenica 5 febbraio 2012

il sorriso e rivoluzione

Giovedì andavo al lavoro e dopo la bici ho preso la tramvia. Davanti a me era seduta una ragazza che parlava al telefono un linguaggio che mi è sconosciuto, probabilmente una lingua dell'Africa centrale. Dopo aver chiuso la telefonata ha rivolto il suo sguardo all'esterno e ha indossato un sorriso che oserei definire fantastico o forse era meraviglioso o meglio, estasiato. Per tutto il resto del viaggio è rimasta con quel sorriso stampato tra le labbra. Tutta la città era ammantata di una decina di centimetri di neve. Io faticavo a staccare gli occhi da quel sorriso e lo confondevo spesso con la neve esterna. Poi son dovuto scendere e immergermi nel biancore, sporcandolo ma la neve non ha fatto molto caso a me. Sicuramente molto meno di quanto ne ho fatto io. Tre ore dopo era riapparso il paesaggio di ogni giorno. 
Oggi guardando tutto quello che sta succedendo in Italia mi è tornato in mente quel sorriso e che l'unica rivoluzione italiana è metereologica.   

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