giovedì 20 settembre 2012

vorrei

Vorrei essere una chiocciola. Scivolare sulla superficie delle cose, lasciare labili tracce e rinchiudermi in me stesso quando il mondo mi è ostile.

martedì 1 maggio 2012

immersione regressiva

Mi sono comprato un kindle, un lettore ebook e mi sono subito messo a scaricare libri gratuiti che ho già letto. Pensavo d'usarlo solo per farmi una bella biblioteca portatile con tutti i libri che ho letto e i classici. Invece, un bel giorno, mi è arrivata un'offerta. Un libro a 0,99. Un euro per un libro da 16 euro di carta. Proviamo, mi sono detto. Tanto nessuno può sostituire il libro di carta. Ho scaricato il libro e mi sono messo a leggerlo. Non ho più smesso. L'ho finito in quattro ore. Ok, ho pensato, era un buon libro e la lettura non ne ha risentito. Ho notato però, che la mancanza dei numeri di pagina e la presenza della percentuale favoriva la mia lettura. Ho spento e mi sono comprato un libro di poesie, di carta. Me lo son goduto e portato in viaggio, però...
Passata una settimana, alle 11 di sera ho provato una sensazione che provavo nell'adolescenza. Un bisogno immediato di sparire in un libro, d'immergermi in una storia. Ho cercato nella mia biblioteca i libri comprati e non letti. Ne ho iniziati tre o quattro e niente che mi attirasse in sé. Così ho preso il lettore e ho cercato lì. E ho trovato quello che cercavo. Come i tabagisti che hanno il rifugio dei distributori automatici, ho scaricato il libro e ho acceso la lettura. Alle tre me ne sono andato a letto soddisfatto e la mattina dopo ho ricominciato e il pomeriggio, al ritorno dal lavoro, ho finito. 
Oggi l'ho rifatto: scaricato e letto.
C'ho pensato un po' su e mi sono reso conto che sto rifacendo quello che facevo nei momenti di crisi adolescenziale, mi rifugio nelle storie e il fatto che costino poco e che posso prenderle quando voglio e che ce ne siano a disposizione un'infinità è come avere la chiave  della bottega dei dolciumi.   

venerdì 30 marzo 2012

libro uccide libro che uccide realtà; o no?

La regola è molto semplice, appena hai letto un libro di 500 pagine che ti ha ingannato e non ti è piaciuto, recupera il libro che avevi abbandonato in un momento positivo e che narrava di cose negative. Deve essere un libro che vuoi leggere, che desideravi leggere, ora ti sembrerà leggero e ti coinvolgerà. E così dopo la delusione ho recuperato Libertà di Franzen, un libro di 600 pagine. In cinque giorni 1100 pagine. Quante parole? Non lo so ma molte di più di quelle che ho sentito e detto nello stesso periodo. 1100 pagine che, volente o nolente ti tolgono dalla realtà. E così è stato, uscito dalla realtà a sprazzi. Anni fa, molti anni fa, Elemire Zolla aveva scritto un saggio: Uscite dal mondo. L'ho anche letto e ho considerato tutte le possibilità per uscire dal mondo ma con Franzen è difficile farlo. Sì, anche lui intreccia storie  ma riesce a farci entrare il mondo. Almeno ci fa entrare il mio. E così, ecco la duplicità, il libro che entra nel mio mondo per farmene uscire e io che entro nel mondo del libro per rientrare nel mio. Ha un senso? E ha un senso quello che ho scritto?

domenica 25 marzo 2012

funerali primaverili




Ma sarà vero che ci sono dei monaci giapponesi che raccolgono i petali caduti dagli alberi e li seppelliscono?

Me lo sono chiesto stamattina, nella solita passeggiata domenicale, nell'incrociare decine di alberi in fiore. Un vero spettacolo di colori e all'improvviso s'è sollevato un bel vento primaverile che s'è messo a scompigliare i rami e a spargere petali da tutte le parti. Sembrava neve e invece erano petali bianchi di pruno. A dir la verità, ora, vorrei un po' di pioggia, ma mi sono interrogato su che significato ha il gesto di seppellire i petali. 
Un gesto inutile? Una perdita di tempo? Niente di meglio da fare? 
E quanti gesti inutili facciamo nella nostra vita? E quanto tempo perdiamo? Meglio di che?
Mi hanno chiamato un'amica e un amico per darmi la notizia di un'altra caduta, meno spettacolare di quella dei petali ma che ora sento più dolorosa. E lui, recitando goffamente un finto dispettoso ottimismo, mi ha consigliato di scegliere un albero di pruno e  contare i fiori. E' quello che sto facendo, ma ora sta arrivando il buio, che devo fare?


sabato 24 marzo 2012

L'insostenibile leggerezza del leggere

Ho preso in mano il libro, che era rimasto, abbandonato, sul divano e l'ho aperto. Ho scorso le prime due righe e, invece di richiuderlo ho proseguito nella lettura provando un brivido. Non era un brivido di piacere e nemmeno di freddo. Era il brivido della lettura, una cosa che avevo provato spesso nell'adolescenza ma poche volte(una ventina) in età adulta. Quand'ero adolescente, per superare la timidezza e le paure, mi sono immerso nella narrativa e ne sono uscito, anni dopo con un'esperienza spaventosa di mondi e paure altrui. Allora provai migliaia di brividi che migrarono nel mio cervello. Poi mi sono dato alla vita, sempre attento a inseguire un libro che poteva darmi qualcosa. Ma è sempre stato più difficile immergermi in quello spazio che t'estranea dalla vita e poi ti ci ributta dentro arricchito e desideroso di sperimentare. Spesso erano libri che nessuno leggeva e legge, ma anche libri che nessuno leggeva e anni dopo sono diventati libri che leggevano, se non tutti, molti. Altri libri che mi sono stati consigliati li ho iniziati, anche più volte, senza riuscire a finirli o arrivando alla parola FINE con molta fatica. Ho comprato molti libri e aspetto il momento giusto per iniziarli, se ne stanno nei posti più improbabili in attesa dei miei occhi. Perciò son rimasto sorpreso che questo libro di un autore, a me, sconosciuto mi regalasse un brivido. Così mi sono lasciato trasportare e nei ritagli di un giorno ho letto 256 pagine. Per scoprire due cose: sono invecchiato e le scuole di scrittura creativa funzionano. Si trattava del solito, bravo, forse grande, ennesimo, narratore. Così al brivido iniziale è seguita una storia, ben fatta, con gli intrecci giusti, le parole giuste ma niente di più. Ora sarò costretto a finire il libro perché le storie non vanno abbandonate ma lo farò sperando che il prossimo libro che aprirò sia scritto da uno scrittore e non dal solito narratore che modella le parole con facilità e leggerezza che però colmano il vuoto per il solo tempo della lettura. 

mercoledì 21 marzo 2012

i poeti vanno e non ci lasciano


La luna è l'unico astro che nasce dietro le montagne e tramonta dentro di noi.
Tonino Guerra 

lunedì 12 marzo 2012

rosseggiando

Ogni sera faccio una passeggiata e passo davanti a questa vetrina. Prima della festa della donna hanno vestito così il manichino femminile. Di fianco, in basso a sinistra(nostra) c'è un'enorme torta a più piani rossa(ce l'ho in un'altra inquadratura e la pubblicherò solo su commento-richiesta). Quella vetrina m'ha impressionato per il suo "rossore". In commercio c'è una caramella, la Rossana, che anni fa veniva pubblicizzata con una filastrocca: "La dolce Rossana, rosseggiando in qua e in là, ingolosisce i golosi con la sua rossa golosità!" M'è ritornata in mente. Donna, torta, rosso, ingolosire. Ma(c'è sempre un ma) c'è qualcosa che non va. La vetrina ha un bozzo, sembra un colpo di proiettile, per la mia fantasia e lo sembra  perché mi ritorna in mente la statistica sulla violenza sulle donne, uccise, violentate, picchiate quasi sempre da un parente. Da un uomo che le sta vicino e che dice d'amarla. Ecco che tutto quel rosso assume, per me, tutto un altro valore. Ora sembra una vetrina horror. Nulla di brutto sul vestito o sulla torta ma la visione è distorta da un'incrinatura sul vetro trasparente, è bastato spostarsi e il punto di vista è cambiato. La verità è una visione distorta della realtà! 

domenica 11 marzo 2012

La discarica delle scelte.


Scegliere, questa è la cosa più difficile. Come fai a sapere qual è la scelta giusta? Oggi sono andato a prendere i miei figli in collina. Sono andato prima per comprarmi il giornale e mettermi tranquillamente seduto al sole a leggere. Avevo già deciso ma il parcheggio è vicino a un giardino, di fianco a un torrente e... ho cambiato la mia scelta. Ho deciso di fare una passeggiata lungo il torrente, il vento me lo diceva e ho cominciato a ragionare sulle scelte. Era quella la scelta giusta? Il percorso era lungo, rischiavo d'arrivare in ritardo. In uno dei posti più verdi c'era una discarica di mattonelle. Eccole le scelte giuste, la fine che potevano fare. Ho proseguito, facendo altre foto, un filmato e godendomi il posto. Ma ancora non sapevo se fosse la scelta giusta. Sono arrivato davanti alla chiesa(i miei figli hanno fatto questa scelta, per ora) e si è aperta la porta e la gente è uscita, sono usciti i miei figli, anche loro sorridenti di vedermi. Abbiamo preso l'auto e siamo tornati a casa. Non so come il discorso è finito sulle scelte e allora ho raccontato loro quello che avevo fatto e la straordinaria coincidenza del mio arrivo con "la messa è finita, andiamo in pace!"(o è il contrario?). Mio figlio mi ha guardato e ha detto "La scelta giusta è come la strada giusta puoi trovarla solo percorrendola!" Cazzo! L'ho guardato e gli ho chiesto " E questo chi l'ha detto? Gesù? O chi altro?" "L'ho sentito in un cartone o forse era un telefilm." Mi ha risposto. Per poco non andavo fuori strada. 
Ora che scelta ho? Come farò a vietargli di guardare la tivù?

domenica 19 febbraio 2012

scherno di carta


Oggi in treno ho preso il computer per scrivere un po'. Mi vengono sempre delle belle idee sul treno. Dei bellissimi inizi per racconti, romanzi, film che non completerò mai ma che raccolgo nella mia cartella "Illuso". Insomma, prendo il computer e appena acceso, comincio a scrivere di getto. L'inizio della storia è forte, coinvolgente e mi trascina per un'oretta buona. Appena finita la trance creativa sollevo lo sguardo e mio figlio mi sorride e riabbassa lo sguardo sul suo ipod touch e ricomincia a giocare. Al suo fianco un ragazzo cinese sfrega freneticamente il suo dito su uno schermo. Alla mia destra tre ragazzi indossano gli auricolari. Uno ascolta la musica, un altro osserva lo schermo appoggiato sul tavolino e il terzo muove il suo apparecchio come se guidasse. Il quarto posto è occupato da una  ragazza che sta filmando la neve che copre Bologna. Provo a vedere se c'è una connessione internet da usare liberamente e scopro che ci sono 25 possibilità di collegamento di cui 23 con il piccolo lucchetto accanto che indica l'uso di una password. Provo le due libere ma non riesco a connettermi.  Non so che fare. Potrei dirvi che al mio fianco c'è seduta una ragazza, l'ottavo passeggero, ma lei usa un media desueto che non ha uno schermo e non è elettronico: legge un libro di carta e perciò  rovina la statistica, e così non credo sia importante segnalare la sua presenza in questo post.

mercoledì 15 febbraio 2012

viaticon

L'utilizzo delle emoticon non mi è mai andato giù :(-. In certi momenti mi ha affascinato l'idea di trasmettere attraverso le interpunzioni un messaggio altro, legato all'emotività ;)-. Poi sono arrivate le faccette pronte all'uso e queste non mi sono mai piaciute :p-. Mi sono sforzato ma non ci sono riuscito. Qualche volta ho rispolverato i due punti, le parentesi e l'occhiolino. Senza però darci un'importanza eccessiva, anche nella realtà non strizzo molto l'occhio, non sorrido abbastanza e non lascio trasparire con piacere le emozioni. Solo con alcuni e ancora non abbastanza. Lasciarmi trasportare dalle emozioni è per me un evento e se mi coinvolge mi sconvolge.  Penso però che sia necessario, in alcuni casi(parecchi), usare faccette e segni per far capire cosa si prova o le sfumature di un pensiero, di un discorso in un dialogo. Ho visto una persona con due tatuaggi sulle braccia. A destra :)  e a sinistra :(  Forse me li dovrei fare anch'io, troppo spesso non riesco a far capire quello che provo.

venerdì 10 febbraio 2012

aut aut

Esiste il verbo indecidere? Se esiste è il mio verbo. Infatti passo la gran parte del mio tempo nell'indecisione. Anche quando ho una sola possibilità riesco a scovare l'alternativa e a metterla in contrapposizione all'altra scelta. Il dubbio è il mio mestiere. E siccome sono incontentabile non mi fermo al dualismo, riesco a moltiplicare le alternative con la conseguenza di arrivare al massimo del movimento cioè a rimanere fermo. Per fare delle scelte devo trovare qualcuno che si contrapponga, che inizi una lotta per impedirmi o per spingermi a fare qualcosa. Anche per scrivere questo blog mi trovo spesso in conflitto infatti a volte non scrivo perché non mi decido tra idee diverse. Non decidere permette di mantenere intatte tutte le possibilità. Sì, lo so, si rischia di perdersi un sacco di cose, al limite anche  di non vivere(?) ma si sogna un sacco!

domenica 5 febbraio 2012

il sorriso e rivoluzione

Giovedì andavo al lavoro e dopo la bici ho preso la tramvia. Davanti a me era seduta una ragazza che parlava al telefono un linguaggio che mi è sconosciuto, probabilmente una lingua dell'Africa centrale. Dopo aver chiuso la telefonata ha rivolto il suo sguardo all'esterno e ha indossato un sorriso che oserei definire fantastico o forse era meraviglioso o meglio, estasiato. Per tutto il resto del viaggio è rimasta con quel sorriso stampato tra le labbra. Tutta la città era ammantata di una decina di centimetri di neve. Io faticavo a staccare gli occhi da quel sorriso e lo confondevo spesso con la neve esterna. Poi son dovuto scendere e immergermi nel biancore, sporcandolo ma la neve non ha fatto molto caso a me. Sicuramente molto meno di quanto ne ho fatto io. Tre ore dopo era riapparso il paesaggio di ogni giorno. 
Oggi guardando tutto quello che sta succedendo in Italia mi è tornato in mente quel sorriso e che l'unica rivoluzione italiana è metereologica.   

giovedì 2 febbraio 2012

In una goccia d'inchiostro c'è una buona scorta

Anni fa, quando per me il massimo della poesia era Rimbaud, volevo saltare sopra le tombe dei poeti. Volevo sentire le loro ossa frantumarsi sotto la mia energia vitale. Volevo far uscire i loro effluvi all'aria e respirarli o vederli incendiarsi come fuochi fatui. Allora mi rendevo conto d'esser io un fuoco fatuo. Pisciavo agli issopi allora, o
Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
E anche il mio cappotto diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Oh! quanti amori splendidi ho sognato!

I miei unici pantaloni avevano un largo squarcio.
Pollicino sognante, nella mia corsa sgranavo
Rime. La mia locanda era sull'Orsa Maggiore.
- Nel cielo le mie stelle facevano un dolce fru-fru

Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade
In quelle belle sere di settembre in cui sentivo gocce
Di rugiada sulla fronte, come un vino di vigore;

Oppure, rimando in mezzo a fantastiche ombre,
Come lire tiravo gli elastici
Delle mie scarpe ferite, un piede vicino al cuore!

Non avevo ancora scoperto Wislawa Szymborska. Non ho avuto la fortuna di vivere la mia giovinezza con la carne di Rimbaud ma con il suo spirito di carta. Ho però avuto la fortuna di vivere nello stesso tempo di Wislawa. Perché cambiamo e cambiano anche i poeti che leggiamo. Se  Arthur ha accompagnato la mia giovinezza, quasi guidandola, Wislawa ha accompagnato la nascita dei miei figli. E' vero, il mondo non è mai pronto ad una nuova vita e io non sono pronto alla sua morte ma mi rimane il suo sguardo:

Un miracolo comune:

l'accadere di molti miracoli comuni.


Un miracolo normale:
l'abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
che riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull'acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l'acqua sia poco profonda.
Un miracolo all'ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si alzano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l'inimmaginabile
è immaginabile.

martedì 31 gennaio 2012

freddo gelido

Stamattina sono uscito alla solita ora. Mi aspettavo un gran freddo ma non ho tremato. Passavano automobili ma nessun pedone. Dopo 50 metri non avevo ancora incontrato nessuno a piedi. Un gran via vai di fanali che illuminavano il vuoto. Nel sottopasso c'era una sola persona immummiata nel sacco a pelo invece delle solite due. Mi sono interrogato senza risposte su dove fosse la persona assente. Nessun pedone nel sottopasso, mai successo alla mattina. Per circa un chilometro e mezzo ho visto sfrecciare un ciclista ma nessuno che consumava le scarpe sull'asfalto. Al semaforo mi sono intristito per il continuo sfrecciare dei gas di scarico. Però ho visto il distributore dei giornali gratuiti, un cingalese infreddolito che infilava notizie nelle fessure dei finestrini. Ho attraversato la strada, la piazza e un incrocio. Finalmente ho incrociato un essere umano senza corazza. Un senegalese con un borsa  a tracolla gigante. Girato l'angolo che mi porta alla stazione ho trovato una guardia giurata e una signora che camminava guardandosi le scarpe. Col crescere dei passanti aumenta anche la temperatura. Il freddo smette di farmi compagnia e mi sento solo.

domenica 29 gennaio 2012

anni dopo

Da piccolo ho letto molto e quando intendo molto, voglio dire molto. Poi mi sono indirizzato su Hemingway e ho scoperto gli americani non mollandoli più. Non solo leggevo ma provavo anche alcune delle cose che leggevo. Così quando ho scoperto i protagonisti dei 49 racconti bere bourbon con caraffate d'acqua fresca, ecco che mi sono ingollato del wisky, non mi piaceva per nulla ma cercavo il gusto che avevo vissuto nelle pagine. Quella trasformazione delle parole in realtà è stata la prima, ne sono seguite altre, a volte scellerate, altre coraggiose, alcune peccaminose e qualcuna non raccontabile poi ho ridotto di molto le letture e anche le emulazioni letterarie. Inutile dire che il wiskye non l'ho più bevuto, virando verso più casarecci alcolici. Ma oltre a questo ho fatto un altro blog, dove non scrivo ma leggo, ed ecco che una giovanissima amica parla di poesia e di wiskye. Vengono a trovarmi degli amici che non vedo da molto, vivono all'estero e cucino per loro ma voglio condividere anche le parole e per due giorni m'interrogo cosa fare e poi eccomi a comprare una bottiglia di un alcolico che viene dall'isola di Skye. Stupido, mi sono detto dopo averlo fatto, quante volte si possono fare gli stessi sbagli. E alla fine della sera ho aperto la bottiglia e ho scoperto che Hemingway m'aveva fregato, il wiskye è tutta un'altra cosa. Sorseggiando pochissimo liquido color foglie secche mi sono ritrovato nelle parole che avevo letto. Scoprendo che c'è gusto e gusto, così come parole e parole, il difficile è trovare quelle giuste.

mercoledì 25 gennaio 2012

bocca secca

Alle 22,22,22 ho aperto il freezer e ho sperato di trovarci un gelato. Avevo già aperto gli armadietti della cucina alla ricerca di cioccolata, inutilmente. Così mi sono buttato verso il frigorifero, sperando di trovarci qualcosa, dimenticato dalle altre bocche golose. ce l'ho fatta, un banale cornetto della coop con un leggero rivestimento di cioccolata e nocciole tritate(troppo poche). Ho pensato che fosse una pazzia ma non ho resistito. La ragione non ha prevalso hanno vinto le nocciole, la cioccolata e la panna. Ma quando ci vuole ci vuole. Lo zucchero e i suoi amici sono la peggior droga e la miglior compagnia. Poi ho scoperto un film con Jack Nicholson e così mentre mi papillavo gli zuccheri, mi godevo le smorfie di Jack. Lo sto guardando anche ora. E' sufficiente? No! Ma c'è molto altro che può cadermi addosso  e sono pronto ad accoglierlo. Non vedo l'ora che cominci a piovere, c'è troppa siccità!

venerdì 20 gennaio 2012

serve tutto

Ci sono dei momenti in cui c'è bisogno di tenerezza. Solo quella. Tanta tanta tenerezza. Non è una merce facile da trovare e, a differenza di tutto ma proprio tutto il resto, non si può comprare. E' fatta di sguardi, è fatta di tatto, è intrisa d'empatia e ce n'è tanta poca a disposizione. Sono pronto, serve tutto!

giovedì 19 gennaio 2012

sveglia

Fa freddo e li vedo dormire mentre vado al lavoro. Cambiano posto e penso che i graffiti siano i loro sogni e in alcuni casi li proteggono. Spero che li proteggano. Non è successo al senzatetto che è morto ieri notte per il gran freddo. Non riesco a tollerarlo. Si può stare senza un sacco di cose, ma non senza la vita.

martedì 17 gennaio 2012

23/02/1962-XX/XX/XXXX

Ve lo ricordate? Ve ne avevo parlato no? Ne ho parlato quando è arrivato. L'altro giorno ci sono passato davanti e c'era un immigrato che stava togliendo tutti gli adesivi. Aveva uno scaleo e lentamente toglieva le scritte. Mi sono fermato, ero in bici, perché volevo fotografarlo o filmarlo ma non l'ho fatto. Perché dar importanza a questa cosa, mi sono detto. Poi mi sono ricordato che, prima del negozio temporaneo, c'era la filiale di una banca. Temporanea anche quella, anche se non voleva esserlo. E ora? Che cosa diventerà?
Intanto sono un po' felice, non sento la mancanza di quel negozio e sì, io sono durato più di lui, magari per poco ma ce l'ho fatta. E' vero, sono temporaneo anch'io anche se non c'è più il negozio a ricordarmelo, ma, almeno, non conosco la data di scadenza!

lunedì 16 gennaio 2012

lieto fine

Riprendendo il gioco di ieri sera: C'era una volta... mi sono dimenticato di dire che ci sono anche le carte lieto fine, con cui si deve concludere la favola, insomma l'ultima carta da giocare. Ora che mia figlia è a letto m'è venuta una curiosità. Siccome il mazzo sembrava piuttosto alto ho deciso di contarle. Sono 56! Un numero enorme che travalica e sotterra il semplice: e vissero felici e contenti! Un segno dei tempi? Una favola può finire in 56 modi diversi? Più o meno come la vita! Quindi abbiamo delle probabilità, delle buone speranze che le nostre vite coincidano con le favole, almeno nella FINE! 

domenica 15 gennaio 2012

C'era una volta...

Non me lo ricordo se gliel'ho regalato io. Mia figlia ha questo gioco. Ci sono un mucchio di carte e chi gioca le deve usare per inventare una favola ma per vincere bisogna entrare nella narrazione altrui, interromperla e continuare con le proprie carte. E' strano perché hai la tua fiaba che racconti condizionato dalle carte ma, presto, t'appartiene ed ecco che un'altra persona ci mette dentro la sua. E a ogni strappo qualcuno s'arrabbia perché aveva costruito una storia nella sua fantasia e la stava sviluppando immaginandone la fine. Eppure dopo un po' ti piace che qualcuno arricchisca o cambi la favola e non vedi l'ora di essere sorpreso e di ascoltare il seguito deciso da altri e, a tua volta, interrompere per inserirti e farla di nuovo tua. All'inizio mia figlia ne approfittava per ascoltare. Era una scusa per riempirsi di favole. Poi ha iniziato a giocare, a introfularsi nelle storie altrui, a modificare i percorsi. E stasera dopo aver finito di giocare mi sono detto: Cavoli! Ma queste favole sono come la vita. Ti prepari il tuo percorso, parti e già immagini come andrà, invece vai a sbattere su qualcuno o qualcosa che ti porta da un'altra parte ed è così anche quando non l'accetti. Alt, non sto dicendo che la vita è una favola, sto dicendo che nella vita s'incontrano pezzi di favola e a saperli riconoscere, si può giocare.  

sabato 14 gennaio 2012

1912-2012

C'è un racconto di Foster Wallace che s'intitola: "Una cosa divertente che non farò mai più." Ho letto questo racconto molti anni fa, molto prima che DFW si suicidasse e molto prima che succedesse quello che è successo ieri sera. Ma molto dopo l'affondamento del Titanic. Nel frattempo ho, con difficoltà, portato avanti un comportamento ambientalista che ha tra le uniche cose certe la mia avversità per questi viaggi. Credo che non ci sia nulla di più vero della pubblicità che imperversa sulle televisioni, che racconta come sia difficile riadattarsi alla vita normale dopo una crociera. Da quel che so è una vera e propria uscita dal mondo reale, dalla quotidianità per entrare nell'artefatto più totale. Perciò quando succede un naufragio non è un semplice incidente ma il mondo dei sogni che crolla. Il Titanic ha fatto la fortuna di un paio d'attori ma è stata una vera e propria ecatombe e ha rappresentato la metafora di un mondo che balla e non s'accorge d'andare verso la catastrofe. E il naufragio del Giglio che cosa ci dice? Per ora è solo l'errore di un comandante che sbaglia rotta e finisce sugli scogli provocando l'affondamento della nave, il naufragio di 4000 persone(a cui viene annunciato che si tratta solo di un danno elettrico), la morte di alcune di loro e la fine del loro viaggio da sogno. Senza aspettare di capire che metafora sarà mi sembra già abbastanza questo. E le coincidenze?  Non c'era nessun iceberg, perciò inutile farci caso.

giovedì 12 gennaio 2012

grammatica del potere

Ho visto che è morto Kim Jong-il. Non so molto della Corea, a parte che a volte camminano al contrario,  ma ho notato che il nuovo leader si chiama Kim Jong-un. Da italiano potrei dire che mettono l'articolo in fondo al nome, al contrario anche questo. Praticamente siamo passati dall'articolo determinativo a quello indeterminativo. Che sia un buon segnale?

mercoledì 11 gennaio 2012

Vano?

Ho fatto una passeggiata o forse è meglio dire una lunga camminata e ho raggiunto un paese vicino. Attraversandolo mi è capitato di fare questa foto. Capita sempre e in ogni luogo di vedere dei vecchi seduti fuori dalla porta di casa o su di una panchina. Da soli o in compagnia. Che osservano il mondo che passa. Li ho, dapprima, ignorati e poi considerati come spettatori. Giunti alla fine della loro esperienza d'attori della vita, si sono assisi su una sedia e da lì osservano il mondo che si muove, su gambe solide o, di più, oggi, su ruote. Però, ultimamente, ne vedo meno, come se oggi preferissero altre visioni, forse gli schermi di cui sono piene le case. Però c'è chi ancora resiste, persevera, cerca l'aria fresca e legge la vita, l'interpreta, l'osserva dal vero. Forse loro potrebbero dire qualcosa sulla finzione che ammanta il vero e sul vero che attraversa la finzione. Troppo? Non so, una volta ho visto un film dove c'era anche un vecchio che se ne stava seduto a guardare quello che succede ma ogni volta che chiudeva gli occhi, lo schermo diventava nero. Senza lo spettatore, senza chi ti osserva non esisti? Difficile essere sufficienti a se stessi. E questo vecchio è geniale: ha collocato la sua sedia in questo vano a fianco della porta. E' all'esterno e non lo è. E' tra le mura di casa ma non in casa. E' protetto ma al contempo è esposto. E' curioso e al contempo timoroso. E' un buon modo di vedere la vita che passa. E' anche un buon modo per viverla?

martedì 10 gennaio 2012

doppio senso

Mi piace andare a leggere in questa stazione. E' strano, non c'ho mai preso un treno e non ci sono mai arrivato. Ci vado ad aspettare mio figlio. Mentre lui gioca a calcio io mi siedo su una panchina e leggo un libro o me ne sto lì ad aspettare. Aspetto che arrivi un treno. C'è un solo binario e ho due possibilità. Finora non ho visto arrivare un solo treno. Potrei guardare l'orario ma non l'ho mai fatto. Mi piace questo binario unico che però ha la possibilità di portare in due direzioni opposte. Ogni tanto mi sveglio dai sogni ad occhi aperti per colpa di un campanile. Lì vicino c'è una chiesa bruttissima ma questo non è importante.   Basta poco e ricomincio a viaggiare. Devo solo scegliere dove lasciar andare la fantasia, a valle o a monte? In salita o in discesa? A destra o a sinistra? A nord o a sud? Per fortuna che c'è un solo binario altrimenti chissà dove andrei a finire.

lunedì 9 gennaio 2012

vacatio mentis

Ho staccato! Succede e fa bene! Però fa bene solo per il periodo della vacatio perché poi arriva il giorno dopo e stamattina era appunto quel giorno. Ho preso la bici e infilata la testa nella mia berretta nuova che finalmente tiene il freddo lontano dal cervello me ne sono andato alla stazione. Ho saltato un paio di semafori, fatto qualche schincarola tra le auto e sono arrivato alla stazione. Ho imboccato il vialetto alla solita velocità e in un attimo mi sono trovato alla deviazione per la tramvia. Ero troppo veloce e ho frenato. Siccome non sistemo mai i freni, l'unico che funzionava era quello davanti. Appena tirata la leva la bici si è trasformata in un cavallo imbizzarrito e in un attimo mi sono ritrovato a terra. Una scivolata con culata, ho rimbalzato e mi sono subito ritrovato in piedi. Sapete, come succede ai bambini vergognosi. Una ragazza che camminava circospetta mi ha chiesto se andava tutto bene e così mi sono ripassato fisicamente. Nessun dolore, com'era possibile? Mi sono toccato la natica e ho capito. Ero caduto sul portafoglio e questo aveva attutito la caduta. Ho un bel portafoglio, ben imbottito, largo e alto. Attenti, non è pieno di soldi, ma di carte, documenti e quello che serve ogni giorno per sopravvivere. Una lezione per le cadute, per i momenti di crisi, non basta il denaro per salvarsi, sono utili anche i ricordi e piccole cose utili(in tasca ho anche un kit di fili per cucire). Così ho sorriso alla ragazza e le ho detto che andava tutto bene, avevo resistito alla caduta e ora sono pronto ad affrontare altre crisi.