lunedì 26 dicembre 2011

il giorno dopo

Ho scoperto il giorno dopo. E posso dire che è il giorno più difficile. Mi spiego. Tutti noi aspettiamo un giorno. Il giorno speciale. Il primo giorno di scuola. Il giorno del colloquio. Il giorno del concorso. Il primo giorno di lavoro. Il giorno del matrimonio. Il giorno della nascita. Il giorno del funerale. Il giorno di festa. Aspettiamo e ci prepariamo per quel giorno e siamo pronti(più o meno) a viverlo. Poi, però, quel giorno passa e arriva il giorno dopo. E per quel giorno non ci siamo preparati e, o ci sorprende, o passa indifferente. E questa è la cosa peggiore, non accorgersi di quel giorno e di quanto sia importante. Perfino più del giorno che aspettavamo. Perciò la lezione che ho imparato è che devo essere pronto. Pronto per il giorno dopo, qualunque dopo sia!

domenica 25 dicembre 2011

l'anima del TE'


Brodino, teino e lettino. Non è detto che tutto il male venga per nuocere. In particolare in questo giorno. Anche perché mi ha permesso di passare qualche minuto davanti a un bicchiere di tè. Non sono un cultore    del tè, amo di più il me e il lei, senza scherzo. Del tè amo il calore del bicchiere, della tazza che si trasmette alle mani e trasloca nel corpo. E' un vero passaggio, a volte emozionante e a volte coinvolgente, mai indifferente e sempre prima dell'assaggio. Un'altra cosa che mi piace del tè è la possibilità di vedere la sua anima che trasvola e s'innalza dal bicchiere. Come si vede bene anche nella foto che ho fatto, è facile vederla. E ci sono momenti, freddolosi o meno, dolorosi o meno, tristi o meno, in cui avere qualcuno o qualcosa che ti mostra la sua anima e ti trasmette il suo calore è veramente indispensabile!

sabato 24 dicembre 2011

allucinazioni natalizie


Ho la febbre. Ho le allucinazioni. Non ci posso credere, quest'albero spara neve su se stesso. Neve artificiale su un albero artificiale. Non lo troverò in questo outlet ma spero in qualcosa di vero!

venerdì 23 dicembre 2011

oh, no!

Ho la febbre! Primo giorno di vacanza e sono pieno di brividi! Ho freddo! Un freddo che s'irradia attraverso tutto il corpo. Le dita dei piedi e delle mani sono gelide. Ho un dolore terribile al costato destro. Pensavo fosse l'arrivo dell'allergia. Invece mi sono disteso dopo pranzo, stanco e infreddolito e in 20 minuti ho fatto più sogni che gli ultimi 8 mesi. Sogni estremamente reali e intensi che ora non ricordo più. Ho cercato il termometro e non lo trovavo, non ho quasi mai la febbre e non capisco nulla di medicine. Sono sempre stupefatto quando sento le persone citare farmaci su farmaci declinando il loro uso esatto. Ci sono due categorie che ne sanno più degli altri: le madri e i tossicodipendenti! Entrambi lo fanno per un motivo chiaro, per le madri sono i figli da curare, spesso prendendo il posto del medico e a volte decidendo il contrario di quanto prescritto. I tossicodipendenti lo fanno per trovare qualcosa che sostituisca le droghe spacciate in strada. Due dipendenze diverse ma totali!

giovedì 22 dicembre 2011

campanella vocale

Un bel sole, oggi. Finito il lavoro, dopo una passeggiata, un autobus  e la tramvia ho recuperato la bicicletta e me ne sono venuto verso casa. Faceva freddo ma tenevo il giubbotto aperto. Canticchiavo.
Sole, vacanze, natale. Ero un po' distratto. Pedalavo senza pensieri o con i pensieri riposti sulle nuvole. L'urlo mi è arrivato alla mente, come una pietra su di un vetro! Ho ondeggiato e recuperato l'equilibrio, mi sono voltato a sinistra per vedere cosa succedeva. Era come vedere una scena di un film. Quelle scene collettive al rallentatore, in cui si vedono le facce di una massa di giovani che corre. Ero davanti una scuola, non avevo sentito la campanella ma un urlo collettivo che tagliava in due il tempo. Da una parte quello scolastico, sospeso. E dall'altra il tempo libero delle vacanze. L'urlo chiariva bene la preferenza dei ragazzi. La gestione del tempo è spazio vitale. Loro per primi lo sanno. Il loro tempo è gestito  da altri: istituzioni(scuole), esseri umani(genitori, insegnanti), oggetti(giochi elettronici, telefonini, computer, televisione). Sapranno "liberarsi"? Speriamo, intanto devo riuscirci io!

mercoledì 21 dicembre 2011

regalo(per il re! E la regina?)

E' un periodo questo in cui si va a caccia di regali. Io non sono un gran cacciatore a dire la verità. Se devo donare qualcosa, lo faccio nell'arco dell'anno. Nei periodi comandati(dell'alto, dal basso, da destra, da sinistra) di solito faccio regali riciclati, in particolare libri che mi sono letto durante l'anno. Sono anche un po' banale visto che li avvolgo sempre in giornali, cioè quotidiani vecchi. Di solito la repubblica e il manifesto. Sono pochi i regali mirati e di solito sono loro a chiamarmi, non so in che altro modo spiegarmi. Ci penso camminando e lasciandomi guidare da un'emozione, da una piccola cosa, una liaison.
Di solito ci vado a sbattere mentalmente. Può essere una piccola cosa, trovata su uno scaffale basso o cercata a lungo e disperatamente. Ultimamente molto cibo lavorato, prodotti poveri. Oppure una cosa importante, secondo me, ricercata, prodotta con fatica. Ma non lo faccio per molte persone, di solito sono le stesse che si ripetono. Non accumulo regali sotto l'albero, forse sono pigro. Oggi ne ho trovati due, per due donne, anche questo è strano per me. Uno è da sottobosco e l'altro è da copertina. Uno sta in una mano, l'altro ci sono volute tre persone per portarlo. Uno l'ho cercato, l'altro l'ho trovato per caso. Eppure ci sono arrivato allo stesso modo,  legando cuore e mente!

martedì 20 dicembre 2011

spaiato


Un guanto dimenticato su una panchina. Non posso fare a meno di domandarmi dove sia l'altro. La stessa domanda me la faccio quando vedo una scarpa lungo la strada. Come fanno le persone a perdere un guanto o una scarpa? E che succede all'altra parte della coppia? Ci sono cose fatte per vivere in coppia e quando uno dei due si perde, l'altro che fine fa? I calzini, per esempio, si possono riaccoppiare, non è facile ma succede. Anzi, a me piace metterli spaiati. Però i calzini si nascondono nelle scarpe e sotto i pantaloni. C'è anche chi gli ha dedicato una canzone: Il paradiso dei calzini spaiati. Ma le scarpe e i guanti che destino hanno, vanno all'inferno? O vengono gettati? O rimangono da soli inutilizzati? Insomma, finiscono dimenticati in un cassetto, bruciati in un inceneritore o languiscono sperando di ritrovare la metà perduta? Non lo so, però so che ogni volta che ne vedo uno(guanto) o una(scarpa), mi chiedo sempre dove sarà l'altro/a. 

lunedì 19 dicembre 2011

boh

Oggi i miei figli hanno dato spettacolo. Nel senso che entrambi hanno fatto una prova, un saggio, appunto, uno spettacolo. Il grande suonava il flauto traverso in duo e nell'orchestra scolastica. La piccola faceva uno spettacolino teatrale con la sua scuola di teatro. Così a me è toccato di vedere I cavalieri della favola rotonda! Mia figlia faceva un ruolo secondario, un personaggio che si chiamava Boh e che a tutte le domande rispondeva, per l'appunto, boh. L'unica cosa è che doveva modulare i boh a seconda della risposta. All'inizio, quando mi ha detto il suo ruolo nello spettacolo, mi sono un po' risentito. Poi c'ho ripensato e ho immaginato fosse un ruolo da teatro dell'assurdo. Un godot che si materializzava. Oggi mi sono presentato con telecamerina, amichette(di mia figlia) e amor paterno. lo spettacolo è stato carino, la maestra è brava. C'era un solo bambino(gli altri, tutti a calcio!). E Boh non era per niente assurdo, era tenerina e imbarazzata. Quel boh modulato, esplicitato, recitato era una trovata fantastica. Ho applaudito assieme agli altri genitori e h pensato di far mia questa opzione. Userò molto di più il boh. Ci sono un sacco di domande a cui non ho voglia di rispondere e tante altre a cui mi sforzo di rispondere. Ora non mi farò più fregare, userò il boh. Anche nei momenti più impensati, sarà utile per un sacco di domande. Per esempio: Perché continuo a scrivere questo blog? C'è qualcuno che mi legge? E' importante? Perché non smetto? Per quanto tempo continuerò? Ne vale la pena? Boh, boh, boh, boh, boh, boh! BOH!

domenica 18 dicembre 2011

telerifiuto


Sono un teledipendente. Non smetterei mai di guardare la televisione. Guardo qualsiasi cosa. In qualsiasi momento. Anche adesso, che sto scrivendo, la televisione è accesa. Ora sto guardando Report. La televisione ha accompagnato la mia vita, fin da piccolo. Ora sto guardando un film con Travolta. Era la televisione in bianco e nero che il mondo almeno era a colori. Ora un documentario sulle mondine. Poi la televisione in camera, la mia televisione che lottava con lo stereo, con la radio(libera, che libera veramente). Ora ho messo su Xfactor. La mia televisione, che ha resistito per 23 anni, fino a scoppiare. Pesava un sacco, era faticoso non solo spostarla ma anche buttarla via. Ora, in casa ci sono tre televisioni piatte. Non hanno peso. Sarebbero rimaste due, un numero giusto per quattro persone, se non ne avessi vinta una ad una lotteria. I miei genitori ne hanno 4 in 2! Però due sono catodiche. Dev'essere una cosa genetica. Ultimamente mi attirano tutte le televisioni ai cassonetti. Ce ne sono di tutti i tipi. Un giorno ne ho trovata una sul suo mobiletto con il telecomando a fianco. Mi sono fermato e ho preso in mano il telecomando, era come il primo che  avevo avuto. Inconsciamente ho premuto il bottone per accenderla. Ma non si vedeva niente, eccetto il mio riflesso muto. Ho faticato ad andarmene, sapevo che se mi allontanavo non ci sarebbe stato più nulla. Quello schermo aveva un senso se c'ero io a guardarlo. Ora sembro io a non trovar senso se non davanti alla tivù.  Oggi guardavo queste televisioni ed è spuntato questo merlo. Sono sicuro che è arrivato da dietro le televisioni e non è uscito dallo schermo. Però...  

sabato 17 dicembre 2011

con/fusione

Oggi ho contato i passi. Ho guardato i volti. Ho ascoltato le voci. Ho mescolato le parole. Ho visto i vestiti. Ho pettinato i capelli.  Ho lisciato le barbe. Ho annusato i profumi. Ho accarezzato la pelle. Ho aperto gli occhi. Ho allargato le braccia. Ho intrecciato le dita. Oggi ho confuso i cuori e il loro ticchettio mi ha stordito. 

venerdì 16 dicembre 2011

c'è ospedale e ospitale


Per l'ennesima volta sono andato al pronto soccorso per accompagnare uno dei miei figli che per l'ennesima volta, avendo cambiato per l'ennesima volta sport, si è fatto male. Questa volta è toccato al pollice sinistro. Il Meyer è un ospedale pediatrico all'avanguardia che fa del rispetto e del rapporto con i minori la sua missione. Abbiamo percorso un corridoio lunghissimo, segnato da tracce che portano al pronto soccorso.Era pieno di bimbi e bimbe e di padri e madri. Abbiamo suonato il campanello e un infermiere gentile ha preso il nome. Dopo qualche decina di minuti l'hanno visitato: codice verde. Verde vuol dire che per fortuna non c'è nulla di grave ma che devi aspettare un sacco di tempo. Nonostante questo, tutto era ospitale, accogliente, colorato. Era pieno di giochi, libri e pupazzi. Muri colorati, arredamento adatto ai bimbi e tanti distributori, perfino uno di libri.  Arrivavano continuamente bambini e bambine. Passavano gruppi, giovani squadre o gruppi di volontari vestiti da babbi natale con doni per i bambini. Siamo rimasti lì tre ore e 20 minuti, per fortuna è bastata una fasciature rigida. Ne siamo usciti bene, fisicamente, ma vedere tutti quei bimbi piccolissimi o grandi, distesi, abbracciati, feriti, ti lascia l'amaro in bocca. ma la cosa che più mi ha colpito è stata la scritta sulla porta. L'essere in ospedale e vedere quella scritta mi ha fatto pensare ancora all'omicidio razzista di Firenze. Eppure è così facile aprire le porte e passare con poco dall'ospedale all'ospitale. Non è facile ma la cura c'è, basta la buona volontà. (ah, quella porta l'ho aperta, ho voluto aprirla, anche se mio figlio non voleva e se n'è vergognato!)

giovedì 15 dicembre 2011

quasi

Avete presente quelle giornate in cui quasi tutto quello che può andare storto, va storto? Ecco, oggi è stata una di quelle giornate. Avete presente quando due persone che amate litigano tra loro? Ecco, questo è successo stamattina. Avete presente quando qualcuno vi fa arrivare in ritardo? Ecco, questo mi è capitato. Avete presente quando vedete l'autobus partire? Ecco, non sono riuscito a prenderlo per un secondo.  Avete presente quelle persone che vi sembrano innocue, che avete sempre considerato innocue ma che hanno un potere, un piccolo potere che a voi può creare un'infinità di problemi? Ecco, oggi ne ho scoperto una. Avete presente quelle persone che per fare quello che dovrebbero fare, vogliono qualcosa in cambio? Ecco, oggi me n'è capitata una. Avete presente quelle persone che minacciano? Ecco, oggi mi sono scontrato con una di queste. Avete presente quelle persone che vi promettono vendetta? Ecco, oggi me l'hanno promessa. Avete presente quando vi sentite impotenti? Ecco, mi sono sentito così. Avete presente quanto uno possa arrabbiarsi e deprimersi per tutto questo? Ecco, proprio così. Avete presente il quasi che ho scritto all'inizio? Ecco, quel quasi è la parte positiva di questa giornata  e serve per riprovarci domani!

martedì 13 dicembre 2011

incubi reali

Sirene, due auto normali, senza insegne a sirene spiegate, vanno in direzione opposta alla mia. Sto tornando dal lavoro, ho deciso di fare una passeggiata fino a casa. Sirene, un'auto, borghese, a sirene spiegate, direzione opposta alle altre due. Un elicottero taglia il cielo e il suo rumore persistente condiziona il pensiero. Semaforo rosso, altre sirene. Indosso l'auricolare e accendo la radio. Cambio ripetutamente frequenza...senegalesi uccisi...manifestazione di senegalesi e italiani...piazza...feriti mercato...Passa il tempo, cominciano a pesare i secondi. L'assassino si è ucciso...bianco, toscano. Manifestazione di rabbia...non mi stacco dalla radio. L'assassino ha un nome e cognome, una storia. Le vittime sono solo senegalesi, non hanno nome. Manifestazioni di rabbia in centro. Urla contro gli italiani razzisti. Provo una sensazione forte di incertezza, di paura. Lo stesso disagio per gli attacchi di Torino ai rom. E' passato solo un giorno. Ora succede qui nella mia città ed è molto peggio. Non mi stacco dalla notizia, troppe emozioni cercano razionalità. Telefonate, opinioni, analisi. Solo a tarda sera ho scoperto che sono morti Samb e Diop! E che Moustapha, Sougou, Mbenghe sono feriti gravemente. 
Sono stanco di incubi, vado a dormire.

domenica 11 dicembre 2011

il razzismo è umido


Ieri sera ero rimasto sconvolto dalla notizia di Torino. Che un gruppo di persone avesse attaccato e bruciato un campo rom mi aveva sconvolto, impaurito, basito, preoccupato. Non basta la crisi economica. C'è di peggio. Quando questa s'accompagna a quella sociale, culturale, razziale. Una crisi si può accompagnare a una rinascita che si basa sulla comprensione, la solidarietà e il riconoscimento dell'altro/a. Oppure a una caduta nel precipizio della ricerca del nemico, del colpevole. Da questo la mia paura di ieri sera. Non ho pensato più di tanto alla scusa. La ragazzina che accusa di stupro. Mi aspettavo che stamattina tutti i giornali, che oggi tutte le televisioni  e le radio ne parlassero. Alle 7 ho ascoltato Prima Pagina su radio3, solo alle 7e50 la giornalista ha dedicato 30 secondi alla notizia. Una giornalista de LaStampa, di TORINO! Che nei giorni scorsi avevo catalogato come sensibile! E come se non bastasse la sottolineatura che la motivazione era sbagliata. Sono inorridito! E se fosse stata vera? Cosa cambiava? Ho subito chiamato la redazione e ci sono riuscito. Ero in linea e sarei intervenuto. Ero pronto. Avrei parlato delle mie paure. Di razzismo conscio e inconscio. Dell'uso delle parole e delle mani. E proprio le mani mi hanno tradito. O meglio, un dito: ho premuto il tasto sbagliato e ho perso la prenotazione. 8e27, mattinata umida di delusione. 

sabato 10 dicembre 2011

con/temporanei

C'è un display in cima e c'è scritto: Tempo Rimanente. E' un negozio temporaneo. Arriva nel quartiere, in questo caso il mio e ci rimane per un periodo di tempo definito. Dopo di che chiude. L'abbiamo fatto di nuovo, scrivono e Temporary Store occupa! C'è chi occupa la strada e chi occupa i negozi(pagando l'affitto), magari in periodo natalizio. Penso che in molti o molte ci faranno un giro, attirati dal prezzo e dal fatto che chiuderà. E' questa la grande novità, quel contatempo luminoso. Sappiamo quando il negozio morirà, è una scelta di marketing mentre quegli altri negozi, quelli che chiudono all'improvviso, che spariscono da un giorno all'altro lo fanno per la crisi, per infarto economico. 
E' contronatura, il tempo si conta in crescere, di solito ci si vanta del tempo passato non del tempo da consumare, per giunta esiguo. E' come se noi andassimo in giro con una data di scadenza. Chi lo farebbe? Morirò tra x anni, x mesi, x giorni, x ore, x minuti, x secondi. Chi lo vorrebbe sapere? Perché quella data di scadenza ce l'abbiamo ma non la conosciamo. Ogni sera passo davanti a quel negozio temporaneo. Gli sono grato, perché mi ricorda che anch'io sono temporaneo in questo corpo. Mi fermo un minuto a guardare i numeri che scorrono e spero di durare un po' più di lui! 

venerdì 9 dicembre 2011

amici veri, amici virtuali, amici falsi, amici reali

Oggi ho cancellato un amico da facebook. Strano ma vero, visto che di solito accade il contrario. No, non che mi cancellano gli altri, questo casomai succede nella realtà. Il contrario è che tutti cercano d'avere nuovi amici. Più amici. Un'amica, vera, mi ha detto che più di un certo numero di amici in facebook devi avere meno di 15 anni fisici oppure hai meno di 15 anni mentali. Non so se sia vero, sta di fatto che ne ho cancellato uno. Uno che sembrava un amico vero, cioè di carne e ossa e invece. Così dopo aver scoperto che non lo era nella realtà, è stato un gesto di liberazione premere il tastino che interrompeva un'amicizia virtuale. Ma quanto son cambiate le cose se dopo esserselo detto in faccia. Se dopo aver subito un'umiliazione, se dopo un'incomprensione o un litigio dobbiamo anche andare su internet e togliere la condivisione, togliere la possibilità di comunicare e di leggere il nostro pensiero(spesso fatto di cazzate o di cose copiate). Qual è la parte della vita che si stacca? Che cosa s'interrompe? Realtà o virtualità? 
(adesso dovrei rispondere, ma che parte di me? E dovrei cominciare scrivendo: Caro diario...o Cari... 

giovedì 8 dicembre 2011

Parcheggio

Questa sera ho litigato con un motociclista. Non posso farci nulla è più forte di me. Non li sopporto più. Non sempre, o forse sì? Comunque, sicuramente non li sopporto quando parcheggiano. Il 99% delle moto sono parcheggiate all'indietro, col tubo di scappamento rivolto al marciapiede e sistematicamente non spengono la moto prima di parcheggiare e sgassano prima di spegnere(a che servirà?)! Inutile dire che prima di togliere la moto dal cavalletto l'accendono e accelerano per partire. In entrambi i casi riempiono di gas di scarico il marciapiede. Sono ormai abituato all'egoismo e al menefreghismo di chiunque, anche al mio, ma c'è sempre un limite. Il motociclista di stasera aveva parcheggiato davanti alla porta e aveva acceso la moto, poi aveva ricevuto una telefonata ed era rimasto seduto sulla sua moto accesa, riempiendo di chiacchiere stupide e gas velenoso l'aria del marciapiede. Uscito da casa mi sono ritrovato in una nuvola mefitica. Le chiacchiere sono insopportabili ma non uccidono,  mentre il gas di scarico intossica. Così gli ho fatto cenno di spegnere. Lui mi ha descritto a cenni una imminente partenza. Allora gli ho detto di partire. Lui mi ha guardato storto mentre rideva al telefono. Mi sono avvicinato e ho cercato di spiegargli, lui s'è indispettito e così ho cominciato a parlagli nel microfono. Dicevo cose insensate ma non insulsi. Allora mi ha prestato attenzione ma non sono riuscito ad andare oltre la mezza frase che ha dato un colpo di gas facendo scendere la moto dal cavalletto e sgommando sulla strada. Peccato, perché avevo un sacco di cose da dirgli. Così la mia campagna di sensibilizzazione è finita prima di cominciare. Mi sono fatto la mia passeggiata e non ho contato le moto parcheggiate con la marmitta al marciapiede, erano troppe. Però ne ho contate tre all'incontrario. C'è speranza?

mercoledì 7 dicembre 2011

un vaso di sogni e incubi

Con la coda dell'occhio, andando al lavoro, passando di fianco a un ristorante cinese ho scorto un angolo di paurosa bellezza.

martedì 6 dicembre 2011

che bello esser matti

Mi era già capitato d'incontrare persone che parlavano per la strada da sole. Non c'ho fatto caso o perché notavo il microfonino, il filo o la scheggia nera appesa all'orecchio. Era chiaro che quelle persone parlavano al telefono attraverso qualche collegamento. Ma questa sera durante la passeggiata ho incontrato per tre volte(ho fatto un giro a otto) la stessa vecchia signora che appena mi avvicinavo alzava la voce e parlava(ho pensato la prima volta) col marito. Già la seconda volta mi sono accorto che non c'era nessun collegamento attirato dal fatto che ripeteva le stesse cose del primo incontro. La mia sensazione veniva confermata dal fatto che anche la terza volta la signora ripetè le stesse cose. Devo dire che ho avuto sensazioni diverse. Prima ho sorriso tra me e me, poi ho avuto pietà e infine, comprensione. Forse impaurita dall'incontro con estranei fingeva di parlare col marito a casa. O forse, vedova cercava un contatto extraterreno. O semplicemente, parlava da sola. In ogni caso, il suo fingere, era basato sul fatto di non apparire strana, per il semplice fatto che ci sono un mucchio di persone che sembrano parlar da sole ma invece comunicano attraverso gadget telefonici. Quand'ero piccolo chi parlava da solo era considerato mezzo o matto intero. Ora chi parla da solo è fico. Ho capito che bisogna aver pazienza, basta aspettare e tutti possono essere rivalutati.

lunedì 5 dicembre 2011

un centesimo di piacere

Ho trovato un centesimo. Stavo camminando sotto la pioggia e ho visto sull'asfalto scuro qualcosa che luccicava. Avete presente, quando la luce colpisce con l'angolo giusto una superficie riflettente e crea un raggio che colpisce l'occhio? Metteteci anche le goccioline che gli rimbalzavano attorno e avrete la mia visione. Niente di eccezionale, non era un miraggio, non era la realizzazione di un desiderio ma ho provato una piccola soddisfazione. Anzi, direi, una strana soddisfazione per un adulto. Era un piacere da bambino, di un bambino che ha appena letto Paperone. Conosco molti che non c'avrebbero fatto caso o che l'avrebbero lasciato lì. Invece l'ho raccolto e finito la passeggiata con un umore migliore di quando l'avevo iniziata. Vorrei trasmettere  a qualcuno questo piccolo piacere, magari ai miei allievi a cui proprio in questi giorni sto spiegando il sistema decimale. Loro sono molto interessati ai grandi numeri a cui aggiungono, per lapsus, euro. Mentre trascurano i numeri piccoli, li snobbano. Vabbè, non trasmetterò a nessuno questo piacere. Vabbè, non cambierò nessuno. Però nessuno mi toglie questo momento e questo CENTESIMO di piacere!

domenica 4 dicembre 2011

grate

Mi piace andare a passeggiare allo stadio il giorno della partita. Mi piace per molti motivi e in tutti i momenti. Mi piace girarci attorno prima dell'inizio della partita quando c'è un sacco di gente che s'avvicina allo stadio. Prima arrivano quelli in auto e cominciano a parcheggiare in ogni spazio possibile e più tardi arrivano più s'allontanano dallo stadio ma non modificano la loro capacità d'inventare parcheggi fantasiosi. I vigili sono tutti attorno allo stadio, perciò non c'è punizione per le infrazioni. I motociclisti arrivano anche all'ultimo momento, anche loro parcheggiano dove capita e come capita. C'è qualche ciclista e all'improvviso tutto attorno alle grate i tifosi che si muovono in gruppi alla ricerca dell'entrata giusta. Le grate sono impressionanti, girano tutto attorno allo stadio e creano un effetto prigione. Oggi mi hanno fatto più impressione del solito perché sono andato a vedere la partita di rugby. Per andare al campo da rugby si passa per lo stadio  e uno degli addetti in pettorina gialla mi ha fermato per dirmi di non proseguire perché la via era bloccata dalle grate. Gli ho detto che andavo a vedere la partita i rugby e si è messo a ridere. Pioveva e arrivato al campo mi sono accorto che avevano levato le recinzioni attorno al campo, sostituendole con una palizzata di legno, alta poco più di un metro. Al ritorno ho guardato le recinzioni attorno allo stadio e il confronto mi ha fatto ridere. Il calcio limita, il rugby apre.  Ho, però notato una cosa. Nella prossimità dei varchi d'entrata c'erano parecchi ombrelli appesi. Probabilmente ai controlli avevano impedito l'ingresso degli ombrelli perché pericolosi. Quei tifosi avevano lasciato i loro ombrelli pensandoli persi o pensavano di ritrovarli? Questo dava un valore diverso alle grate, una motivazione più nobile: portaombrelli. 

sabato 3 dicembre 2011

bel tempo

Finalmente piove! Questa mattina mia madre mi ha telefonato e quando si è lamentata per la pioggia, io che vedevo dalla finestra una bella giornata di sole, l'ho invidiata. Finite le lamentele sono andato a stendere i panni. Ho chiamato un amico e mi ha detto che andava a mangiare lumache in un ristorante vicino Verona. Ho passato gran parte della mattina in casa. Quando ho visto delle goccioline scivolare sui vetri ho provato un piccolo brivido di piacere. Ho riparato in casa il tappeto e i panni e mi sono preparato. Ho indossato giacca con cappuccio e cappello con il frontino e sono uscito. Che goduria vedere le gocce sostare sul frontino e poi cadere al rallentatore, peccato avere solo asfalto attorno. La pioggia è aumentata, sono tornato a casa di corsa, ho indossato la mantella e ho preso la bici. Com'è bello pedalare in mezzo alla pioggia, raccogliere una pozza d'acqua nell'incavo impermeabile della tela tra  il petto e il manubrio. Sentire l'acqua che si ghiaccia sulle mani. Come stavo bene a scivolare sulle ruote, tutto chiuso nella mia mantella. Mi sentivo molto lumachina! Una frenata! Uno schizzo! Uno spruzzo! Una strana sensazione e alzai gli occhi al cielo per vedere se sopra di me c'erano delle dita che stavano per afferrarmi! Niente dita, per fortuna. Una semplice cascata di gocce.  

venerdì 2 dicembre 2011

meteo previsione

Qualche minuto fa stavo per uscire ma mia figlia prima di andare a letto mi ha dato una storia che ha scritto stamattina a scuola: 
IN UNA NOTTE MOLTO BELLA LE STELLE SCOMPARVERO NESSUNO LO AVEVA NOTATO PERCHE' NELLE PREVISIONI DEL TEMPO AVEVANO DETTO CHE QUELLA SERA USCIRE POTEVA ESSERE MOLTO PERICOLOSO E IN QUEL MOMENTO ARRIVO' UN METEORITE MENTRE IL SOLE STAVA TRAMONTANDO PER SEMPRE E NESSUNO LO AVREBBE MAI PIU' RIVISTO.
C'è anche un bel disegno sopra la storia, con un meteorite che lascia una scia colorata ma stasera non esco, rinuncio alla passeggiata, la farò domani se...

giovedì 1 dicembre 2011

8 centimetri


Tornato a casa ho trovato una sorpresa. Negativa! Mio figlio è cresciuto ancora e non passa più dalla porta del bagno. Quando siamo venuti ad abitare in questo appartamento, anni fa, tutte le porte erano uguali a parte quella del bagno, che ha un vano più stretto e basso. Anche la porta è di colore diverso. Allora era bianca e le altre nere, adesso è ancora bianca ma le altre son diventate legno(che faticata!). Noi adulti avevamo smesso di crescere da tempo e con un metro e 75 passavamo agevolmente e i bimbi erano piccoli. Ma Pippo c'ha sorpassati e da tempo s'inchina al bagno. Ora però ha superato la soglia e così, avendo scoperto che tra il legno e la pietra c'è uno spazio vuoto ho preso la mazzetta e ho cominciato a picchiare. Alla fine ho guadagnato 8 centimetri. Sono tanti o pochi 8 cm? Se alzo gli occhi verso lo stipite, per me son tanti ma per mio figlio no(come si vede nella foto). Ci passa appena. Così mi è venuta in mente una notizia che ho letto ultimamente. Una di quelle notizie che i giornali trattano con 8 righe. Una galleria della variante di valico tra Bologna e Firenze si è spostata di 8 cm. Sono tanti o pochi per una galleria? Per il paese lì vicino son tanti ma per gli addetti no visto che i lavori proseguono. Certo il problema permane e va risolto. Io, se Filippo cresce ancora qualche cm  toglierò il legno e porterò in luce la pietra. Ma se la galleria si sposta ancora di qualche cm, come faranno?

martedì 29 novembre 2011

Cosa s'impara all'università?

Oggi sono andato all'università. Ci sono andato in bici e sono arrivato molto sudato e assetato. Sono stato invitato a parlare del mio lavoro. La prima sorpresa è che c'erano dei cartelli e c'era il mio nome scritto giusto,  con di fianco una presentazione. La cosa che mi ha sorpreso è che non mi ritrovavo per nulla in ciò che c'era scritto. Cioè, quello non ero io, almeno come mi penso e vedo io. All'incontro c'erano due altri relatori, molto preparati e giovani in rappresentanza di due associazioni importanti. La stanza, con mia sorpresa, s'è riempita e abbiamo iniziato. Quando m'è toccata la parola ho detto subito che non mi ritrovavo per nulla nella presentazione dei cartelli. Spiegando, invece, il mio ruolo e poi ho fatto il mio intervento. Tutte quegli sguardi giovani m'hanno coinvolto ma a ogni parola mi chiedevo se era quello che cercavano. Finito, il relatore che seguiva ha confermato quanto scritto su di me sul manifesto.  Così mi sono interrogato su me stesso e su chi sono e su quello che credo d'essere. Ed è stato in quel momento che ho capito a cosa serve l'università!

lunedì 28 novembre 2011

Rifiutati(scegli l'accento giusto)

Alle sette e mezza sono uscito e sono andato al supermercato con mia figlia. Non è venuta per aiutarmi ma per essere sicura che avrei comprato le cannucce. Alla fine della via, prima dell'incrocio c'era un ammasso di cose sul marciapiede: una rete, una cassapanca rotta, pezzi di mobili, una televisione antica e un gran numero di sedie. Impagliate, sdraio, da regista, poltrone. E' una prassi normale, nella sera della pulizia della strada prenotare una raccolta di mobili. Infatti in bella vista c'era il foglietto della prenotazione. Probabilmente qualcuno aveva svuotato una cantina. Al ritorno ho dato un'occhiata con maggiore attenzione. Appartengo al gruppo dei "raccoglitori", cioè di quelli che non disdegnano la raccolta di oggetti che altri buttano. M'interessava la sedia da regista che avevo notato all'andata. La sorpresa era che aveva un ospite. Un vecchio signore col cappotto e il cappello color cammello c'era seduto sopra. Mia figlia l'ha trovato divertente e invadente, visto che occupava mezzo marciapiede. E mi ha chiesto se era lì per provare la sedia o se era stato buttato via anche lui. Ho riso, inizialmente, poi mi sono rattristato. Un'ora dopo sono uscito per una passeggiata nella speranza di favorire la digestione. Ho fatto un giro di un'ora e, infine, accaldato sono ripassato per la via dei rifiuti sul marciapiede. Non me ne ricordavo più, così ho rallentato per guardare bene, se per caso c'era qualcosa d'interessante. Testa a sinistra, occhi indagatori, passo lento. La sedia da regista non c'era più. Pezzi di legno, scaffali rotti, sedie sfondate, una poltrona...e qui quasi infartuavo. L'uomo di due ore prima era lì, comodamente seduto sulla poltrona di pelle. Stesso cappotto, stesso cappello e lo sguardo rivolto alla strada. Con le gambe incrociate, come se guardasse la televisione. Ho deglutito e borbottato un saluto. Mi ha guardato senza rispondere. Ecco, cosa c'era d'interessante da portare a casa.

domenica 27 novembre 2011

orgoglio di pietra

Stamattina, in realtà meglio dire a mezzogiorno, sono andato a prendere mia figlia e una sua amichetta all'uscita da messa. Io non vado a messa, non perché dio in sé non mi affascini. Appunto mi affascina ma il fascino ha poco a che fare con la fede. Penso d'essere un cristofilo, Cristo mi piace abbastanza, in particolare i suoi punti deboli, descritti anche nei vangeli apocrifi. Ma torniamo a noi, per aspettare mi sono messo in un posto discosto: pratino, sotto un cipresso, seduto su un cubo di pietra, che stranamente non è freddo. Preferisco questo posto allo stare davanti alla chiesa. Le porte sono di vetro e mi mette a disagio vedere l'interno ed essere visto. Arrivano tre uomini, il primo tocca le pietre del muro, indica le lastre che disegnano un sentiero sull'erba tra gli alberi. Dice: "L'avevo detto che le radici avrebbero spostato le pietre!" "Ma in quanti eravate?" Chiede chi l'accompagna. "Eravamo in 5. E' stato un lavoro lungo! Ma guardate ora!" Risponde il primo uomo. "Quanto tempo fa l'avete fatto?" Chiedono. Non capisco la risposta ma io ci vengo da almeno 6 anni.".....a dei privati. Avremmo chiesto una cifra..." Dice uno degli accompagnatori. Il primo uomo si ferma e con orgoglio dice:"E' proprio un bel lavoro." Un gran bel lavoro! Un bel muro di pietra!" Dicono i due uomini. Giro la testa e mi guardo attorno. E' vero, è proprio un bel muro, un gran lavoro. Ci sono passato un sacco di volte. Mi ci sono seduto ad aspettare. Ma non avevo mai considerato che qualcuno l'aveva fatto e che ne fosse orgoglioso. Per quell'uomo non è stato solo un lavoro qualsiasi, per prendere dei soldi. Lì c'ha visto qualcosa, ha vissuto un periodo di duro lavoro e ora c'è tornato a mostrarlo con orgoglio. Spero che gli abbia fatto piacere che ci fosse un uomo lì seduto, a godersi il posto.    

sabato 26 novembre 2011

Compro o compro

Il 26 novembre è per me uno dei giorni più strani dell'anno. Da quando, ormai diversi anni fa,  ho scoperto che è la giornata mondiale del non acquisto(nata in Canada) mi ci sono dedicato con attenzione. L'attenzione che ci vuole per ricordarsi di non comprare nulla. In particolare se la data capita di sabato. Sembra impossibile ma la presenza della domenica già crea una frenesia da paura di mancanza(di cibo, in prevalenza) che induce le persone a trasformarsi in consumatori compulsivi. In Italia, però, alla giornata del non acquisto è stata contrapposta la giornata della colletta alimentare. Guarda caso si è deciso di contrapporre un atto di solidarietà a un atto di consapevolezza. Per me la solidarietà è stata per lungo tempo un polo magnetico per le scelte da fare nella propria vita. Ma il 26 novembre mi ritrovo a fare i conti con questa scelta. Essere solidale o essere consapevole. Così mi ritrovo davanti al supermercato a guardare tutte le scatole dei volontari e a rigirare delle monete nelle tasche. Ogni anno faccio una scelta diversa compro solo per colletta o non compro? Una cosa è certa: qualsiasi cosa io faccia mi piacerebbe poter conoscere i dati d'acquisto dei supermercati in questo giorno. Scommetto che gli incassi sono superiori agli altri giorni dell'anno(a parte i dintorni del Natale).

giovedì 24 novembre 2011

gratta o vivi

Ieri ho comprato un gratta e vinci. Non so perché. O forse lo so! Il gratta e vinci si chiama TURISTA PER SEMPRE! Poi mi sono chiesto se m'interessa fare il turista per sempre. Erano i soldi che m'interessavano, una specie di prepensionamento. Al momento ho pensato fosse una soluzione. Mi sono poi ricordato la battuta di un film sulla differenza tra un turista e un viaggiatore, era nel film Turista per caso di Kasdan. Il turista non ci faceva una bella figura. Comunque ho grattato seguendo una logica non logica, cambiando sistema ogni grattata per paura d'influenzare la fortuna. Ho lasciato uno spazio da grattare e mi sono portato il biglietto in tasca per tutta la giornata. Quella possibilità inespressa mi ha lasciato aperte diverse possibilità di fantasticare. A sera prima d'andare a dormire ho grattato l'ultima casella. Questo, a ben pensarci, è illogico. Non grattandolo, potevo sognare tutta la notte. Portarmi a letto un'illusione! Questa mattina per penitenza, ai miei allievi ho fatto vedere Into the wild. La penitenza era per me ma loro sono rimasti coinvolti. E' stata una grande sofferenza vedere quel film e avere in tasca il turista per sempre. Perché ho vinto 5 euro e adesso non so cosa fare: mi riprendo i soldi o un altro gratta e vinci? Credo che questa scelta risponderà chiaramente alla domanda: cosa sono diventato?

mercoledì 23 novembre 2011

ora et aspetta!

E' tornato. Stamattina, la sorpresa! E' tornato l'orario. E' riapparsa la tabella degli orari dell'autobus. Ha chiaramente funzionato la telefonata all'ufficio reclami della regione. L'ho vista per caso. ci sono passato accanto senza guardare. Poi una signora mi ha chiesto se sapevo quando arrivava l'autobus e stavo per dirle che non c'era l'orario indicando la tabella vuota sul palo. Invece, che sorpresa! Così ho guardato l'orario e ho scoperto che l'autobus era in ritardo. Ho sorriso. Non so perché, non c'è nulla da sorridere per un ritardo. C'ho pensato e forse era il fatto di poter quantificare il ritardo. Di potermi arrabbiare e avere un base per poter protestare. Marisa, che aspettava l'autobus con me, mi ha detto "Che sorridi? Io sto male. Era meglio quando sapevo che era in ritardo." Non mi sono messo a pensare alla differenza psicologico-culturale tra femmina e maschio. Non ho pensato al bisogno di scaricare la frustrazione di dover andare al lavoro. Non ho soppesato la mia sacca di sadismo. ho solo soppesato il ritardo e come comportarmi. Un autobus era alle 8,07 e uno alle 8,17 e l'autobus è arrivato alle 8,13. In ritardo o in anticipo. Sono scoppiato a ridere e ho lasciato perdere. Ma mi è rimasta una domanda irrisolta. Cos'è meglio: ignorare o conoscere?

martedì 22 novembre 2011

annuntio vobis, gaudium occupy

Mi è sempre piaciuta la piazza. Non la piazza delle manifestazioni ma quella delle discussioni dei capannelli. Il luogo da dove prende origine piazzata! Fare una piazzata. Andare in piazza, che non sia quella del mercato e trovarci persone che discutono, che creano qualcosa. Trovarla occupata. Mi è successo con una delle piazze più belle di Firenze. Di trovarla occupata da un accampamento e da un salotto. Un salotto per discutere e confrontarsi. E' per questo che è nata la piazza. E' a questo che serve. Dei politici hanno fatto delle interrogazioni per chiedere al comune d'intervenire contro chi deturpa una delle piazze più belle di Firenze e perciò d'Italia. Usare una piazza per ciò che è stata fatta e non come un monumento è deturparla? No! E' darle il significato che merita. Si chiama SS.Annunziata! Speriamo che l'annuncio sia buono e che si concretizzi presto!

lunedì 21 novembre 2011

calcionando

E' affascinante che a Firenze non ci sia una radio che parla di politica per gran parte della giornata. Non solo, nella città che il resto d'Italia considera come "comunista", non c'è ma non c'è neanche una radio che parli di politica in maniera preponderante. Esistono una radio dell'ARCI e una radio del circuito "Popolare" di Milano ma la politica è minoritaria nel palinsesto. Invece esistono un sacco di radio "sportive". Che intendono sportivo coll'essere tifosi accaniti della squadra della città. E' fantastico sintonizzarsi in qualsiasi momento e sentire la capacità dei "giornalisti sportivi" di parlare di qualsiasi cosa sia successo attorno, dietro, dentro, fuori alla squadra. Ultimamente ne ascolto una dove intervengono anche i politici in particolare un giornalista di calcio e l'ex candidato sconfitto dal sindaco di Firenze, un ex calciatore. Entrambi sono ora in consiglio comunale tra le fila dell'opposizione ma hanno un sacco di tempo da dedicare alle chiacchiere sulla Fiorentina. la loro capacità d'intrattenimento è ipnotica, la loro preparazione è approfondita. Accumulano ore e ore d'interventi, telefonate, interviste. Non sono mai stanchi. Mi chiedo quando trovano il tempo per prepararsi sui problemi della città, che sono altri rispetto al calcio. Ma forse parlando di calcio parlano di politica così come il sindaco parlando di politica parla di calcio. Solo io non me ne accorgo.

domenica 20 novembre 2011

11 secondi inutili


Ci sono cose che sembrano inutili. Ci sono cose che sembrano utilissime. Eppure, sempre più spesso, rimango affascinato da cose che sembrano inutili e indifferente a cose che sembrano utilissime. Forse dovrei dire che ci sono cose che sembrano inutili e cose che sembrano utili. Sono rimasto un'ora a guardare questi ragazzi che gareggiavano con i cubi. Ero in un posto pieno di giochi e molti li ho provati: da quelli elettronici, quelli di carte, quelli di manipolazione. I migliori erano quelli manuali ricavati da materiale riciclato. Però, mentre mio figlio e i suoi amici si muovevano da un gioco all'altro mi sono bloccato davanti alle dita di questi ragazzi. Non c'è nulla di più bello di un'abilità acquisita giocando. Il problema è che, oggi, sembra che tutti abbiano giocato a Monopoli da piccoli e l'abilità che hanno conservato non aiuta a migliorare i rapporti sociali. Ora riguardo il filmato, scusate, e poi andrò a letto.

sabato 19 novembre 2011

finto x finto

Quand'è successo? Esattamente quand'è che i fiori di plastica sono usciti dai cimiteri per diffondersi sulle strade? Una volta si trovavano solo in alcune tombe all'aperto, poi sono saliti sui loculi più alti. Dovevano presidiare il ricordo, dimostrare una presenza che non si logora. Un giorno sono usciti per strada e hanno sostituito le prime targhe di pietra e di metallo che testimoniavano la perdita di un parente avvenuto in un incidente. Hanno anche sostituito i mazzi di fiori veri appesi ai pali, ai segnali, ai semafori. In alcune città gli assessori hanno messo dei segnali finti per dire che in quel posto c'era stato un incidente mortale. Ma i fiori di plastica hanno vinto e si sono sparpagliati in tutte le città. Non solo, ora si sono trasformati in piante e si trovano fuori dai negozi e infine sono entrati nelle case. Non quei vecchi fiori polverosi dai colori improbabili ma realistici fiori di ogni specie. Spero che presto arriverà una legge come quella sulle buste, che metterà al bando i fiori di plastica. Forse ci vorrebbe una legge contro tutte le cose finte, anche contro gli esseri umani finti. 

venerdì 18 novembre 2011

censimento indeterminato

Fatto il censimento? Io mi sono appena catalogato. Ho messo i puntini nel posto giusto e in qualsiasi posto finirò statisticamente, sarò al posto giusto. Insieme a quelli che hanno lavorato dal 2 all'8 ottobre. Quanti siamo? Siamo in tanti? Più di quelli che non hanno lavorato? Ho messo che sono un dipendente a tempo indeterminato. E anche qui mi domando cosa voglia dire. Quanto è indeterminato il mio tempo? E anche qui, in quanti siamo? Visto che ho solo amici precari, forse in questo caso sono o sto diventando minoranza. Eppoi che mezzo uso per coprire il tragitto per andare al lavoro? Naturalmente segnando il mezzo che copre il maggior chilometraggio. Siccome io vado in bici poi prendo il tram, l'autobus e infine vado a piedi, ho dovuto segnare solo il tram. Insomma statisticamente ne uscirà una vita spezzata. Nei numeri non ci sarà traccia dei miei sogni, dei miei desideri, delle mie delusioni. Sulla carta finirà la parte meno interessante della mia vita. Bisognerebbe fare un altro censimento sulla felicità, sulle delusioni, sui desideri, sui sogni, per sapere come mutano nell'arco del tempo(determinato). 

giovedì 17 novembre 2011

occupy e libera la mente

Oggi è l'anniversario di occupy WS. Mi sono ricordato che avevo fatto un filmato un mese fa a Utrecht dove ho parlato con i cittadini che occupavano la piazza. Ero lì per il matrimonio tra i miei amici Chris e Nat. Dopo essersi sposati in comune, hanno attraversato la piazza e sono andati a salutare gli occupanti. Un bel momento di festa, doppia festa. Così oggi per lenire la mia tristezza democratica mi sono fatto una passeggiata fino a SSAnnunziata, la piazza di Firenze occupata. E la mia solitudine è passata. La mia mente si è liberata. Perché prima la mia mente era occupata da un'immensa melassa mediatica.  Ora so che non sono solo. 

mercoledì 16 novembre 2011

il gusto della crisi


Oggi sono passato davanti a un negozio chiuso. Me lo ricordo bene, era un negozio di alimentari. In questa zona così periferica non ce n’erano altri e mi ricordo che un giorno notai sulla porta di vetro un cartello scritto a mano. C’era scritto: “A chi acquista due etti di prosciutto crudo, un etto di mortadella in omaggio!” Ne restai molto colpito. Non lo lessi come un’opportunità ma come un brutto segnale. Un segnale di crisi e non solo per il negozio, che probabilmente con questa iniziativa voleva controbattere alle offerte dei supermercati, ma generale. Indicava, secondo me, un momento economico di crisi generale. Di tempo ne è passato ma ora quel negozio non c’è più, chiuso. Quella sensazione ora si è trasformata in realtà e non è una bella realtà. Da allora mi è rimasta una curiosità: in quanti hanno approfittato di quell’offerta? E che gusto aveva quella mortadella(al pistacchio?)? E' quello il sapore della crisi?

martedì 15 novembre 2011

lunedì 14 novembre 2011

sesso e religione

Sabato sono andato alla cresima della figlia di un amico. Ho viaggiato fino in Veneto, mi sono goduto la serata di venerdì tra amici politici, a discutere. Ho mangiato un sacco di cibo veneto e bevuto del vino veneto, anche un vin brulé. Sabato sono andato anche in chiesa in un paese vicino al mio paese d'infanzia. Un chiesone pieno zeppo di persone e così ho dovuto stare in piedi e anche i miei piccoli. Due ore in piedi in chiesa...se esiste il paradiso mi ci sono avvicinato un pochino. Non ho visto nessun gesto di carità cristiana da parte dei cristiani con posto a sedere. Io ero proprio di fronte a un espositore. Appesi c'erano diversi pieghevoli che esprimevano una domanda in copertina sulla preghiera e sulla morte e sulla malattia e sul sesso e... Accanto a me c'era una quarantenne che pregava soffrendo sui tacchi. Bionda, vestita di bianco, teneva sotto controllo un bimbetto che si agitava avanti e indietro. Conosceva tutte le preghiere e le diceva con un certo impegno. Però dopo un'ora ha allungato una mano e ha preso un depliant: Il piacere, che importanza ha? L'ha letto con una certa attenzione e poi l'ha rimesso a posto. Dopo altri venti minuti di preghiere ha notato un altro depliant: vivere la propria sessualità. S'è avvicinata, l'ha preso e ha cominciato a leggerlo e non l'ha rimesso a posto. infine la messa è finita e ce ne siamo andati in pace. Incuriosito, prima di uscire ho preso qualche depliant. Ai miei tempi non c'era tutta quest'informazione in chiesa, anzi, neanche fuori.  

domenica 13 novembre 2011

coincidenze positive

Venerdì sono partito. Ho preso il treno e mi è successa una cosa strana, una coincidenza. Una coincidenza non di treni ma di ritardi. Infatti il mio treno aveva accumulato due ore di ritardo. Avevo già incominciato a maledire una serie infinita di oggetti e persone quando mi sono accorto che stava arrivando un altro treno, anch'esso in ritardo di due ore. Arrivava perfettamente all'orario nel quale doveva arrivare il mio, solo che non andava a Venezia ma a Milano. Così sono salito e sono arrivato a Bologna dove ho trovato un regionale che mi ha portato a destinazione con pochi minuti di ritardo. Il giorno dopo, sabato, ero a una cena per festeggiare un'amica e mi è arrivato un messaggio con la notizia delle dimissioni di mister B. L'ho detto e tutte le persone presenti hanno aggiunto un brindisi a quelli di rito. Io, però, ho provato una strana sensazione. La stessa che ho provato nel prendere il treno in ritardo. Sì, era un treno ma non era il mio. Così come la notizia delle dimissioni, ero felice della coincidenza dei festeggiamenti ma era in ritardo. Doveva arrivare prima quel treno. Dovevano arrivare prima...al momento giusto ma anche così era una notizia da festeggiare. 

giovedì 10 novembre 2011

in pantofole

Ieri mi sono comprato un paio di pantofole. Di solito giro per casa con un paio di vecchi sandali usurati a cui ho tagliato la parte posteriore per trasformarli in ciabatte o a piedi nudi per non far rumore(stamattina mi sono alzato alle quattro e mezza). I sandali scricchiolano e il pavimento è freddo così sono andato alla coop e ho valutato le pantofole. I modelli si somigliavano molto e a me interessava solo che fossero morbide, senza suola rigida, perciò silenziose. Quelle più colorate avevano la suola in plastica gommata e l'unico paio con la suola ricoperta di panno era marrone. Non c'era scelta insomma. Tornato a casa ho svuotato il sacchetto della spesa e ho subito provato le pantofole. Nessuno ha apprezzato il fatto che avessi fatto questa scelta per permettere loro di dormire più a lungo, per non disturbarli. Hanno cominciato a dirmi che sono pantofole da vecchio, da ospedale. Mi sono difeso strenuamente ma hanno continuato a canzonarmi per tutta la serata. Questa mattina le pantofole hanno fatto il loro lavoro con serietà ma devo dire che ieri sera ho sofferto molto quando mi sono seduto davanti alla televisione a guardare Santoro su una rete regionale e quando lui ha detto che l'Italia sta cambiando che si sta rinnovando, ho guardato le pantofole e mi sono intristito. Così ho spento la tivù, ho acceso il computer e ho guardato la trasmissione sul web: se indossare un paio di pantofole mi fanno vecchio, guardare Santoro in streaming mi fanno giovane?

quest'attesa mi snerva

Aspettare. Mi capita spesso d'aspettare. Aspetto una telefonata, aspetto il treno, aspetto in qualche coda per andare da qualcuno, aspetto una buona notizia e spesso una cattiva. A volte non aspetto nulla ed ecco che arriva qualcosa. da quando abito in città la cosa che aspetto di più è l'autobus. Ho aspettato l'autobus nelle situazioni più improponibili e ho visto saltare corse o fare ritardi inimmaginabili. In questi casi chiamavo il numero verde per i reclami(memorizzato sul tel) e protestavo. Da circa 50 giorni aspetto l'autobus in una zona squallidina, su di un mini-marciapiede, al freddo, al caldo, alla pioggia e al sole in balia del tempo. Sì, perché qualcuno ha fatto sparire l'orario dell'autobus. Mi sono lamentato con gli autisti chiedendo loro di avvisare la società dei trasporti. Ho telefonato all'ufficio reclami. Niente. Allora ho provato a scrivermi gli orari dell'autobus: impossibile, sembra che ogni autista abbia un proprio orario. Così non resta che arrivare alla fermata quando capita e rimanere in attesa per prendere il primo autobus che passa(purtroppo passa una sola linea). Si tratta di minuti, 10, 15, 12, 9, non si sa ma quei pochi minuti mi danno un senso d'incertezza e d'abbandono che non riesco a sopportare. Che sia altro quello che non accetto? Aspettare Godot? La sensazione d'abbandono che provano i bambini all'asilo? La perdita di una banale certezza?Poi mi sono ricordato il racconto di due amici che sono stati a Cuba. Non solo quella per turisti ma hanno provato a girarla il più possibile. Tra i tanti episodi mi hanno ripetuto che la cosa più straordinaria erano gli autobus. Non sapevano a che ora sarebbero passati, non sapevano quando sarebbero passati e non sapevano se avrebbero trovato posto. Hanno visto intere famiglie accampate sul bordo della strada in attesa. Hanno parlato con loro e hanno scoperto che aspettavano senza sapere quando avrebbero fatto ritorno a casa. Ecco, io questo lo so! Perché alla fermata dove prendo l'autobus per il ritorno, l'orario c'è!

mercoledì 9 novembre 2011

casa nomade

Spesso, la mattina, incontro una ragazza rom. Di solito la vedo quando decido di andare alla stazione a piedi. Una bella camminata di una ventina di minuti. La trovo nei pressi di casa o nella prima parte del percorso. A volte, nella maggioranza dei casi, sta seduta sui gradini di qualche palazzo o sulla porta dei negozi. In questi casi l'ho sempre(sempre) vista con una rivista in mano. Non sono riviste di moda o che si comprano nelle edicole o recuperate nella carta. Sono sempre quelle riviste che si trovano nei raccoglitori, riviste gratuite di case in vendita o in affitto. E lei è china sulla pagina col dito che sottolinea qualche parola. Immersa nella lettura. Anche quando l'ho incontrata che camminava sul marciapiede, in mano reggeva una di queste riviste. Da insegnante ho, fino all'altro giorno, pensato che usasse la rivista per migliorare la lettura dell'italiano. Ma dopo aver letto le dichiarazioni dei leghisti torinesi ho cambiato idea. Alcuni leghisti(un deputato e altri) hanno detto che la pioggia di questi giorni era riuscita a sgomberare i campi  rom. La rabbia che ho provato per queste affermazioni si è mitigata all'idea di questa giovane che cerca casa tra gli annunci dei giornali. 

martedì 8 novembre 2011

abitudini, buone e cattive

Ogni mattina arrivando alla stazione, dopo aver parcheggiato la bici, sapevo di trovare due cose: un dolciastro odore di detersivo in lotta con un corrosivo odore di piscio e un numero imprecisato di turisti stranieri in attesa dell'autobus che li portava a far trekking alle Cinque Terre. Da qualche giorno i turisti e l'autobus sono spariti e anche la miscellanea di puzze si è di molto attenuata. Potrei dire che è la stessa pioggia ad aver cancellato i due eventi. Ma so bene che non è così, anzi penso proprio che il disastro alle Cinque Terre sia successo proprio per favorire l'arrivo degli autobus. Eppure, domattina, vorrei, come prima, dover passare in mezzo a decine di facce sorridenti, evitando zainetti e scarpe da trekking e vorrei rivivere quell'insopportabile invidia che provavo nei loro confronti. Loro alle Cinque Terre e io al lavoro. Ma so già che non li vedrò per lungo tempo come non vedrò  mai un urinatoio pubblico lì dove ce ne sarebbe bisogno(nella foto vedete quello che ho usato nella piazza più bella di Utrecht). E' chiaro: grandi cose inutili dove non andrebbero fatte e niente piccole cose utili dove servono. 

lunedì 7 novembre 2011

via del pantano

Per andare al lavoro percorro una via che si chiama "del pantano". Non è strano, credo che in molte città ci sia una via con questo nome(poi provo su google maps). E' una via come dire, non posso definirla brutta ma strana, almeno nell'ultima parte. Infatti la prima parte è molto urbanizzata mentre la fine(per il mio percorso) s'immette in un pezzo di campagna con un'ex colonica trasformata in appartamenti, un serpentone di cemento con miniappartamenti e di fronte alla fine della via c'è un saponificio.  Dall'altra parte c'è una coltivazione di alberi da frutto. Ora stanno costruendo di fianco all'ex colonica. La via è un disastro, basta un po' di pioggia per trasformarla in un acquitrigno, infatti è un ex palude. Nella via parallela c'è il carcere. Chissà perché moltissimi carceri sono costruite nelle paludi o ex. Forse è un retaggio delle galere, dove i prigionieri dovevano stare con l'acqua fino alle caviglie. Anche Papillon era imprigionato in una palude. Ma oggi evitando le pozzanghere e gli schizzi d'acqua sollevati dalle auto maleducate ho pensato ad altri pantani. Ai quartieri, immersi nel pantano delle alluvioni. Quartieri costruiti con la stessa idea di quello che i miei occhi vedono ogni giorno: nessuna. 

domenica 6 novembre 2011

letargo

Un amico mi ha detto, stamattina, che la sua tartaruga non vuole andare in letargo. eppure gli altri anni a questo tempo era già sparita. L'ha trovata stamattina, in un angolo del giardino, che si riparava dalla pioggia rintanandosi nel guscio ma era allo scoperto. Così lui ha pensato bene di prenderla e metterla al coperto. Perché fa molto caldo per essere novembre ma ha piovuto tutta la notte. Dovrei dire che finalmente ha piovuto ma non posso visto quello che è successo in Liguria e quello che ancora succederà. A dir la verità sono un po' stanco di sentir parlare di dissesto idrogeologico e d'incuria e di impreparazione e di cementificazione del territorio. Sarà perché me ne sono occupato fin da piccolo, perdendo e vincendo numerose battaglie, sarà perché se ne parla troppo e si fa sempre troppo poco ma la mancanza d'interesse, di tutti, verso il bene comune mi fa solo rabbia. Tutto il gran parlare d'ambiente, difesa del territorio, sviluppo sostenibile a cosa ci ha portato? Ad avere come ministro dell'ambiente un'industriale che non ha fatto o non ha potuto fare le cose che andavano fatte. Una sindaco che non si dimette(col ministro) dopo quello che è successo ma anche dei cittadini che se ne fregano del territorio e che si lamentano quando si prendono decisioni impopolari(se si chiudono le scuole e si attua un coprifuoco per un allarme qualsiasi e poi non succede un disastro state pur sicuri che tutti si lamentano e s'incazzano).  Perciò ho avuto un'idea e se al posto della tartaruga ci andassi io in letargo? 

sabato 5 novembre 2011

c'è futuro per i miopi?

Tempo fa ho letto sul giornale un articolo che diceva che diventiamo miopi perché non guardiamo lontano. Sì, proprio così, la vita sedentaria, la vita casalinga, cioè il fatto che non alziamo gli occhi all'orizzonte c'impedisce di vedere lontano. Così non riusciamo più a vedere lontano perché non ci guardiamo più, lontano. Questo mi ha fatto ricordare un detenuto che appena uscito, dopo anni, dal carcere di Volterra si è aggrappato al muro e si è seduto finché non è riuscito ad abituarsi a tutto quello spazio che si apriva davanti ai suoi occhi. Certo che un conto è essere prigionieri in un carcere e un altro è rinchiudersi in casa a guardare la tivù o lo schermo di questo computer. Però questo mi ha fatto pensare a quello che ci succede. Quello che succede intorno a noi: la crisi, le alluvioni, i cambiamenti climatici. Tutte cose che si potevano, si possono pre-vedere se solo si guarda un po' più in là del proprio naso, del proprio tornaconto. Ci abbiamo provato anni fa, perché siamo diventati miopi oggi?

venerdì 4 novembre 2011

ascoltami

Mi spiace ma non riesco a togliermi di mente quello che ho sentito stamattina andando al lavoro. Ascoltavo PrimaPagina su radio tre per passare il tempo. Prima ho saltellato tra un programma e l'altro poi mi sono fermato ad ascoltare gli interventi degli ascoltatori. Di solito sono anziani, di solito è tutto abbastanza prevedibile ma non mi aspettavo quello che ho sentito dal minuto 14,04. Mi è rimasto nella pelle finora, mentre pensavo cosa scrivere, perciò se volete condividere:
http://www.radio.rai.it/podcast/A41357805.mp3
andate al minuto 14,04 e ascoltate la signora siciliana fino all'inizio della risposta del giornalista.
Surreale?

giovedì 3 novembre 2011

Di che ti OCCUPY?

Sono andato a vedere una mostra: declining democracy. Si trova nei sotterranei di palazzo Strozzi ma forse dovevo scegliere la mostra che si trova nei piani nobili del palazzo: Il denaro e la bellezza. E' un caso che denaro e bellezza abbiano relegato la democrazia in cantina? Direi che queste due mostre sono un segno dei tempi. Una metafora del momento che viviamo. Il denaro governa la bellezza e gestisce la democrazia o l'annichilisce. Il sottotitolo della mostra che non ho visto è: I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità(che è già diverso dal Falò delle vanità di Tom Wolfe) e se anche oggi i banchieri e il rogo delle vanità sta andando alla grande, mi sfugge chi sia il Botticelli odierno. Forse Cattelan e il suo dito medio davanti alla borsa di Milano è adatto al momento. Ma io ho visitato la mostra sulla democrazia e non quella sul denaro e la bellezza, che fanno sfoggio di sé ogni dì sui giornali e in televisione. Declining credo che stia per declina e declino della democrazia. Se così fosse, il titolo è proprio indovinato, in questo momento di perdita di potere dei cittadini nella democrazia, si tratta di trovare un nuovo modo di declinarla. In parecchi si stanno interrogando e stanno provando nuove strade ma, non illudetevi, nella mostra non ho trovato la risposta. Però all'entrata mi hanno dato una scheda referendaria, la domanda a cui rispondere è: La maggioranza ha sempre ragione? Una bella domanda e fino all'altro ieri avrei risposto senza pensarci ma oggi il movimento di Occupy dice che noi siamo il 99% e che quelli del piano alto(quelli che hanno il denaro, bellezza!) sono l' 1%! 

mercoledì 2 novembre 2011

voto o torno? torno e voto!

Ho seguito fin dall'inizio la rivolta tunisina. Perché quella che è stata definita la primavera araba è cominciata a capodanno. Quando Bouazizi si è dato fuoco dopo l'ennesima umiliazione metà della mia famiglia era nel deserto tunisino e mentre loro non sapevano quello che stava succedendo, io sapevo tutto. Quando sono ritornati non ho smesso di seguire la vicenda araba, anche perché ho amici e tanti allievi tunisini. Ho raccolto una gran quantità d'informazioni per rigirarle ai miei allievi. Uno scambio continuo di notizie e di spiegazioni fino alle votazioni. Si sono presentati così tanti partiti che mi era impossibile comunicare tutti i nomi ai tunisini che incontro ogni giorno in classe. Infine abbiamo scoperto che nessuno dei miei allievi avrebbe votato. Così abbiamo atteso con emozione i risultati. Ma non mi bastava. Allora mi è venuta un'idea un po' balenga. Ho stampato delle schede elettorali e le ho distribuite nelle classi a tutti i tunisini il giorno dei risultati elettorali. Ebbene lo scrutinio ha riservato una grande sorpresa. A differenza dei loro connazionali in Tunisia o in Italia, hanno votato per i partiti laici, il partito filoislamico non ha avuto neanche un voto. Oggi alcuni di quei ragazzi hanno letto le notizie che ho scaricato da internet e tre di loro mi hanno ringraziato, non per le fotocopie ma per il finto voto e mi hanno detto: "E' stata una bella sensazione, vogliamo provarla davvero. Abbiamo deciso di tornare, forse ora possiamo contare anche noi..." 

martedì 1 novembre 2011

spese di halloween

Ieri appena uscito dal lavoro, prima di tornare a casa mi sono fermato alla coop. Non vado molto a messa ma forse troppo spesso alla coop. Ero ormai a far la fila alla cassa quando ho visto una signora che mi precedeva appoggiare un cero rosso sul tapis roulant. Un flash mi ha scosso, sono corso a prenderne uno e contemporaneamente ho preso una confezione di caramelle agli agrumi. Mi sono ricordato che era la vigilia di Ognissanti, cioè la serata di Halloween. E così eccomi sulla tramvia con la spesa e nella borsa un cero e delle caramelle per dolcetto o scherzetto. Mi sentivo un po' strano: local e global. Tra i sepolcri di Foscolo e La sposa cadavere di Burton. Cosa avrebbe vinto la tradizione o la novità? Ma ieri sera nessuno mi ha spaventato e così ho regalato tutte le caramelle dimenticandomi del cero. Quello l'ho acceso stasera dopo aver sentito le notizie alla tivù, perché queste sì che mi hanno proprio spaventato!

lunedì 31 ottobre 2011

7.000.000.000

A quanto pare da oggi gli abitanti sulla terra sono sette miliardi. Non so dove sia nato il settemiliardesimo abitante e neanche di che colore abbia gli occhi o di che sesso sia. Non so che lingua parlerà, se parlerà e non so per quanto tempo rimarrà sulla terra. Ma questo non ha una grande importanza, neanche degli altri seimiliardinovecentonovantanovemilioninovecentonovantanovemila so molto. In tutto so abbastanza di una decina di persone che mi stanno vicino e di un'altra novantanina che frequento assiduamente o saltuariamente. Ma neanche di questi so esattamente il colore degli occhi. Non credo che ora gli altri 6999999999 stiano pensando a me come io ora sto pensando a loro(che è poca cosa in ogni caso). E fino a un attimo fa mi ritenevo importante perché pensavo che senza di me non ci potrebbe essere la cifra tonda. Ma mi sono ricordato le statistiche sulle nascite e probabilmente abbiamo già superato la cifra tonda di parecchie unità. Insomma la mia importanza in questo avvenimento è durata una manciata di secondi e ora mi ritrovo solo come prima.(Speriamo che qualcuno torni presto a casa, prima che mi deprima!)

domenica 30 ottobre 2011

Ho visto Baricco

Ho visto Baricco. Sì, lo so, di solito si dice ho letto Baricco ma io non l'ho letto, l'ho solo visto. Stava entrando alla Leopolda, che è un'ex stazione di Firenze che ora in molti conoscono perché ci vanno(una volta all'anno) i rottamatori, ovvero i seguaci dell'attuale sindaco di Firenze. Ci stavo andando anch'io ma ho incontrato all'esterno parecchie persone che conosco. Tutta gente che protestava e che mi chiedeva:"Claudio che ci vai a fare?" Appunto, che ci stavo andando a fare? Ero curioso e annoiato. Volevo vedere chi c'era e che cosa si diceva. Visto che alle feste dell'exUnità ci vado per mangiare e bere, volevo vedere se qui c'era qualcosa da sentire. Sono fatto così, voglio sentire cos'hanno da dire quelli che pensano d'avere qualcosa da dire, per farmi un'idea. La grande dote del sindaco di Firenze è che dice a quelli che da troppo tempo occupano poltrone, di farsi da parte, di andarsene e di lasciare provare ad altri. E nel vuoto d'idee che stiamo vivendo questa è un'idea di successo. Alla fine ho desistito, non sono entrato, in fondo da un'ex stazione non può partire nessun treno e alla stazione ci vai se vuoi salire su un treno.(Però, tornato a casa ho dato un'occhiata in rete e ho ascoltato qualche intervento, non si sa mai, che qualche idea parta davvero...) 

giovedì 27 ottobre 2011

amicizia virtù-alè!

In Olanda ho dormito in un grande edificio con molte persone. Dormito è una parola grossa vista la presenza di potenti russatori nel camerone. Così ho mandato bacini per tutta la notte nella speranza di calmare le vibrazioni sonore. Ma i bacini non hanno funzionato, almeno nel caso specifico. Ma l'edificio era bello e spartano: struttura in legno, pareti in legno pressato(quelle che nascondono i cantieri, qui in Italia), pavimento in resina-cemento con riscaldamento. La compagnia, durante il giorno era vivace e interessante. Fuggevoli conversazioni, brindisi e immersione nella natura che ci circondava. Tutta la nostra vita girava attorno all'evento amoroso che coinvolgeva i nostri amici. Appena tornato, dopo una bella dormita, ho scoperto che i miei bacini notturni non erano stati persi. Otto nuove richieste d'amicizia su fb in pochi giorni, un record per me! Ma la cosa straordinaria era che non erano nate per contatto virtuale, ma dopo un contatto reale, avvenuto non tra le mura domestiche e nemmeno tra i confini nazionali. Un contatto reale che continua virtualmente. Mi sembra la strada migliore per farsi nuovi amici!

mercoledì 26 ottobre 2011

vecchia zelanda

Strano ma vero, venerdì ho scoperto la Zelanda, non la Nuova ma la Vecchia. Infatti venerdì sono andato in Olanda per il matrimonio di due giovani amici. C'ero già stato in Olanda, con la due cavalli, era stato un viaggio lungo, fatto di campeggi e amore. Di acque e Amsterdam. Tante scoperte, dentro e fuori di me. Questa volta ci sono andato in aereo e treno, in famiglia. Portando dentro di me un altro sguardo e un'altra mente. Dal treno ho visto una terra verde, punteggiata d'animali. E poi ho attraversato una terra in mezzo ad acque. Solo all'arrivo ho scoperto che in Olanda c'è la Zelanda. Ed ecco che tutto è più chiaro, tutto rimbalza e ritorna in piazza a Utrecht dove si sposano Christian e Natasha e dove c'è Occupy Utrecht e non è un caso che s'incontrino. Che i primi vadano a solidarizzare con i secondi e che questi li accolgano con un applauso. In fondo stiamo tutti nel 99% e se la Nuova Zelanda è lontana, la vecchia è sempre stata qui vicino. 

martedì 25 ottobre 2011

il motociclista (ig)noto

Ho acceso la radio e ho sentito la notizia della morte di Simoncelli. Mio figlio è trasalito e io sono rimasto di sasso e sbalordito. Li vedi correre, sfiorare l'asfalto. Piegarsi e sfrecciare come un videogioco e poi cadere e rialzarsi. Vincere e perdere ma sempre pronti alla battuta, lui più di tutti. Con quella chioma enorme che ondeggiava su un corpo troppo lungo per un motociclista. Eppure ha perso la vita, non è un videogioco. Non c'è inviolabilità e immortalità. E' questo che mi ha sconvolto. Il richiamo a quello che vedo ogni mattina. Infatti non passa giorno che non veda una moto riversa  a terra. Un'ambulanza, un casco  abbandonato tra il marciapiede e la strada. Una striscia di gomma bruciata. Delle chiazze rapprese. Ecco, la fragilità che mi turbava stava nel fatto che la mia vita reale si fosse sovrapposta a quella virtuale, mediata dalla televisione. Tutti quei motociclisti riversi a terra ora hanno un volto. Il volto sghembo e sorridente di un ragazzo di 24 anni.  

lunedì 24 ottobre 2011

c'è crisi e crisi

Sto ancora stirando, questa volta sto guardando su LA7 L'INFEDELE. Stanno parlando della crisi economica, quella italiana legata a quella mondiale. Il fatto che io stia stirando è un elemento che può essere iscritto alla crisi del maschio? Ho appena telefonato a un amico che ha compiuto 50 anni, l'ho sentito bene, non felice di compiere 50 anni ma soddisfatto d'esserci arrivato in salute. Stanno dicendo che un 65enne non è un vero vecchio e perciò si può aumentare l'età pensionabile. Ogni volta che c'è crisi si aumenta l'età pensionabile. Banche, default, futuro, notai, cassa integrazione, beni comuni, tobin tax, Islanda, Argentina, Cina, Brasile...sembra che la crisi economica sia solo destinata a precipitare. Perciò la mia crisi di maschio può aspettare, c'è altro a cui dovrò pensare. 

lunedì 17 ottobre 2011

indigestione mediatica

Ho passato una domenica pessima. Sabato ho fatto indigestione ma non è stata una indigestione di cibo. Anzi la mia cucina ha ottenuto un sacco di complimenti. Mi ha fatto male la scorpacciata d'immagini di violenza. Quel gruppo d'incappucciati che hanno scorrazzato avanti indietro menando a destra e a sinistra. A destra colpendo quello che secondo loro sono i simboli dell'economia globalizzata e a sinistra, distruggendo con la violenza l'immagine d'indignazione incazzata ma pacifica che gli organizzatori cercavano. Così ho passato una domenica nel mal-essere! Ora credo di saper tutto sul blocco nero e so di non saper nulla sul perché 200000 persone sono andate fino a Roma per dire che sono indignate.  

sabato 15 ottobre 2011

meta casalinga

Sabato, sono a casa, vorrei essere a Roma a protestare. Chi è più indignato di me? Invece sto con i bimbi che devono fare i compiti per lunedì. Che faccio? Stiro! Odio stirare! Ma sto finendo i pantaloni ed è una settimana che rimando. Preparo il ferro, l'asse e il computer. Potrei vedere un documentario ma ieri sera mi sono visto DEBITOCRAZIA e mi basta. Potrei vedere un film ma ne ho visti troppi questa settimana. Mi ricordo che c'è la semifinale mondiale di rugby: Francia contro Galles. Sistemo l'asse davanti al video e comincio a stirare guardando atleti di un quintale che si prendono a paccate per un pallone ovale. Oscar Wilde ha definito la partita di rugby come il modo migliore per tener lontani dal centro città 30 energumeni.
Nel mio caso è il modo migliore perché un casalingo indignato sopporti di dover stirare 7 camicie, 4 paia di pantaloni lunghi, 1 corti e 4 magliette! 
Stirare guardando una partita di rugby(e senza birra!)? Bha!!! 

venerdì 14 ottobre 2011

Motomani e busdonne

Altro giorno, altra conta. Stamattina ancora meno auto con più di una persona a bordo: 20 su 100! E ancora  più della metà erano madri che accompagnavano i figli a scuola. Comunque il 60% delle auto con singoli autisti erano guidati da donne. Compensava questa cifra il 90% di motociclisti maschi. Ho fatto notare la cosa a una amica. Uomini in moto e donne in auto. Ci siamo messi a parlare dei mezzi pubblici e anche lei aveva notato che sui mezzi pubblici ci sono prevalentemente ragazzi/e e anziani/e. Forte è la presenza delle persone straniere, essendo a Firenze ci sono molti turisti ma anche prima e seconda generazione di stranieri immigrati. Poche sono le persone adulte. Perché?

giovedì 13 ottobre 2011

uno di troppo

Stamattina sceso dalla tramvia aspettavo l'autobus. Naturalmente non c'erano gli orari. Per passare il tempo, dopo essermi guardato attorno e non aver trovato nulla su cui impegnare lo sguardo, mi sono messo a contare le auto che passavano. Ho fatto una statistica: quante auto avevano una sola persona a bordo. Ho così scoperto che 77 auto su 100 avevano un solo passeggero. Nelle altre 23 auto c'erano più persone, 2 o 3. Però più della metà(14) erano donne che accompagnavano i figli a scuola. Nelle altre c'erano alcuni nonni con i nipoti e delle coppie. Mi chiedo, allora, se sia così difficile muoversi con i mezzi pubblici invece di portarsi appresso una corazza che pesa come un carrarmato e che consuma, giorno dopo giorno, il mondo.

mercoledì 5 ottobre 2011

i diritti degli imbranati

Stamattina ho preso l'autobus ed ero in ritardo e naturalmente anche l'autobus. Al primo semaforo l'autobus è in coda dietro due auto e un camioncino. Un paio di cicliste, giovani, sorpassano tutti e si mettono davanti al camion. Probabilmente stavano andando a scuola. Chiacchierano, si spingono e ridono. Viene il verde e loro non se ne accorgono finché qualcuno suona. Allora cercano di partire ma perdono l'equilibrio, si rimettono in sella e partono al rallentatore. Infine riescono a passare e imboccano la ciclabile. Il camioncino passa quando oramai il giallo si sta trasfigurando in rosso. Gli automobilisti suonano. L'autista dell'autobus impreca e sbatte la mano sul volante. Chi ha assistito commenta negativamente. Anch'io impreco guardando l'orologio e penso a quanto quelle due siano imbranate. Al terzo semaforo rosso le due ragazze attraversano la strada sulle strisce, le riconosco. Sono allegre, spensierate e ondeggiano al rallentatore. Sospiro e non posso fare a meno d'invidiarle.

martedì 4 ottobre 2011

abbonamenti autobus

Ogni giorno da alcuni anni prendo l'autobus e ora anche la tramvia. Naturalmente ho l'abbonamento per viaggiare ma non è di quello che voglio parlare, bensì dell'abbonamento telefonico degli autisti. Difficilmente incontro un autista che non stia parlando al telefonino. Sempre più spesso hanno l'auricolare ma a volte reggono l'apparecchio con una mano e con l'altra guidano. Quello che mi chiedo è: che razza di abbonamento hanno? Credo proprio che la domanda giusta da fare a un/a autista sia: mi dice per favore il suo piano tariffario e con chi è abbonato?

lunedì 3 ottobre 2011

diospero

E' successo la prima settimana di vita in Toscana. Paola mi ha dato la lista della spesa. Non l'ho letta subito ma accartocciata e infilata in tasca. Entrato alla coop mi sono frugato in tasca e ho ripescato il foglio. Apertolo ho cominciato a spuntare i nomi man mano che li trovavo e li buttavo nel carrello. Quando ho letto, tra la frutta, DIOSPERO sono stato colto dallo sconforto. Ho pensato a un errore ortografico, a uno scherzo.
Mi sono guardato attorno, ho letto tutti i nomi sui cartellini. Poi ho pensato a un nuovo frutto esotico. Niente. Mi sono appoggiato al carrello e ho pensato. Quante sono le cose che non conosco o che conosco con un altro nome. Qual è il nome giusto delle cose? E il nominare lo sconosciuto modifica la nostra vita? E' solo un problema di conoscenza. Chiamare le cose, nominarle, conoscerle ci tranquillizza.