martedì 25 ottobre 2011

il motociclista (ig)noto

Ho acceso la radio e ho sentito la notizia della morte di Simoncelli. Mio figlio è trasalito e io sono rimasto di sasso e sbalordito. Li vedi correre, sfiorare l'asfalto. Piegarsi e sfrecciare come un videogioco e poi cadere e rialzarsi. Vincere e perdere ma sempre pronti alla battuta, lui più di tutti. Con quella chioma enorme che ondeggiava su un corpo troppo lungo per un motociclista. Eppure ha perso la vita, non è un videogioco. Non c'è inviolabilità e immortalità. E' questo che mi ha sconvolto. Il richiamo a quello che vedo ogni mattina. Infatti non passa giorno che non veda una moto riversa  a terra. Un'ambulanza, un casco  abbandonato tra il marciapiede e la strada. Una striscia di gomma bruciata. Delle chiazze rapprese. Ecco, la fragilità che mi turbava stava nel fatto che la mia vita reale si fosse sovrapposta a quella virtuale, mediata dalla televisione. Tutti quei motociclisti riversi a terra ora hanno un volto. Il volto sghembo e sorridente di un ragazzo di 24 anni.  

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