martedì 31 gennaio 2012

freddo gelido

Stamattina sono uscito alla solita ora. Mi aspettavo un gran freddo ma non ho tremato. Passavano automobili ma nessun pedone. Dopo 50 metri non avevo ancora incontrato nessuno a piedi. Un gran via vai di fanali che illuminavano il vuoto. Nel sottopasso c'era una sola persona immummiata nel sacco a pelo invece delle solite due. Mi sono interrogato senza risposte su dove fosse la persona assente. Nessun pedone nel sottopasso, mai successo alla mattina. Per circa un chilometro e mezzo ho visto sfrecciare un ciclista ma nessuno che consumava le scarpe sull'asfalto. Al semaforo mi sono intristito per il continuo sfrecciare dei gas di scarico. Però ho visto il distributore dei giornali gratuiti, un cingalese infreddolito che infilava notizie nelle fessure dei finestrini. Ho attraversato la strada, la piazza e un incrocio. Finalmente ho incrociato un essere umano senza corazza. Un senegalese con un borsa  a tracolla gigante. Girato l'angolo che mi porta alla stazione ho trovato una guardia giurata e una signora che camminava guardandosi le scarpe. Col crescere dei passanti aumenta anche la temperatura. Il freddo smette di farmi compagnia e mi sento solo.

domenica 29 gennaio 2012

anni dopo

Da piccolo ho letto molto e quando intendo molto, voglio dire molto. Poi mi sono indirizzato su Hemingway e ho scoperto gli americani non mollandoli più. Non solo leggevo ma provavo anche alcune delle cose che leggevo. Così quando ho scoperto i protagonisti dei 49 racconti bere bourbon con caraffate d'acqua fresca, ecco che mi sono ingollato del wisky, non mi piaceva per nulla ma cercavo il gusto che avevo vissuto nelle pagine. Quella trasformazione delle parole in realtà è stata la prima, ne sono seguite altre, a volte scellerate, altre coraggiose, alcune peccaminose e qualcuna non raccontabile poi ho ridotto di molto le letture e anche le emulazioni letterarie. Inutile dire che il wiskye non l'ho più bevuto, virando verso più casarecci alcolici. Ma oltre a questo ho fatto un altro blog, dove non scrivo ma leggo, ed ecco che una giovanissima amica parla di poesia e di wiskye. Vengono a trovarmi degli amici che non vedo da molto, vivono all'estero e cucino per loro ma voglio condividere anche le parole e per due giorni m'interrogo cosa fare e poi eccomi a comprare una bottiglia di un alcolico che viene dall'isola di Skye. Stupido, mi sono detto dopo averlo fatto, quante volte si possono fare gli stessi sbagli. E alla fine della sera ho aperto la bottiglia e ho scoperto che Hemingway m'aveva fregato, il wiskye è tutta un'altra cosa. Sorseggiando pochissimo liquido color foglie secche mi sono ritrovato nelle parole che avevo letto. Scoprendo che c'è gusto e gusto, così come parole e parole, il difficile è trovare quelle giuste.

mercoledì 25 gennaio 2012

bocca secca

Alle 22,22,22 ho aperto il freezer e ho sperato di trovarci un gelato. Avevo già aperto gli armadietti della cucina alla ricerca di cioccolata, inutilmente. Così mi sono buttato verso il frigorifero, sperando di trovarci qualcosa, dimenticato dalle altre bocche golose. ce l'ho fatta, un banale cornetto della coop con un leggero rivestimento di cioccolata e nocciole tritate(troppo poche). Ho pensato che fosse una pazzia ma non ho resistito. La ragione non ha prevalso hanno vinto le nocciole, la cioccolata e la panna. Ma quando ci vuole ci vuole. Lo zucchero e i suoi amici sono la peggior droga e la miglior compagnia. Poi ho scoperto un film con Jack Nicholson e così mentre mi papillavo gli zuccheri, mi godevo le smorfie di Jack. Lo sto guardando anche ora. E' sufficiente? No! Ma c'è molto altro che può cadermi addosso  e sono pronto ad accoglierlo. Non vedo l'ora che cominci a piovere, c'è troppa siccità!

venerdì 20 gennaio 2012

serve tutto

Ci sono dei momenti in cui c'è bisogno di tenerezza. Solo quella. Tanta tanta tenerezza. Non è una merce facile da trovare e, a differenza di tutto ma proprio tutto il resto, non si può comprare. E' fatta di sguardi, è fatta di tatto, è intrisa d'empatia e ce n'è tanta poca a disposizione. Sono pronto, serve tutto!

giovedì 19 gennaio 2012

sveglia

Fa freddo e li vedo dormire mentre vado al lavoro. Cambiano posto e penso che i graffiti siano i loro sogni e in alcuni casi li proteggono. Spero che li proteggano. Non è successo al senzatetto che è morto ieri notte per il gran freddo. Non riesco a tollerarlo. Si può stare senza un sacco di cose, ma non senza la vita.

martedì 17 gennaio 2012

23/02/1962-XX/XX/XXXX

Ve lo ricordate? Ve ne avevo parlato no? Ne ho parlato quando è arrivato. L'altro giorno ci sono passato davanti e c'era un immigrato che stava togliendo tutti gli adesivi. Aveva uno scaleo e lentamente toglieva le scritte. Mi sono fermato, ero in bici, perché volevo fotografarlo o filmarlo ma non l'ho fatto. Perché dar importanza a questa cosa, mi sono detto. Poi mi sono ricordato che, prima del negozio temporaneo, c'era la filiale di una banca. Temporanea anche quella, anche se non voleva esserlo. E ora? Che cosa diventerà?
Intanto sono un po' felice, non sento la mancanza di quel negozio e sì, io sono durato più di lui, magari per poco ma ce l'ho fatta. E' vero, sono temporaneo anch'io anche se non c'è più il negozio a ricordarmelo, ma, almeno, non conosco la data di scadenza!

lunedì 16 gennaio 2012

lieto fine

Riprendendo il gioco di ieri sera: C'era una volta... mi sono dimenticato di dire che ci sono anche le carte lieto fine, con cui si deve concludere la favola, insomma l'ultima carta da giocare. Ora che mia figlia è a letto m'è venuta una curiosità. Siccome il mazzo sembrava piuttosto alto ho deciso di contarle. Sono 56! Un numero enorme che travalica e sotterra il semplice: e vissero felici e contenti! Un segno dei tempi? Una favola può finire in 56 modi diversi? Più o meno come la vita! Quindi abbiamo delle probabilità, delle buone speranze che le nostre vite coincidano con le favole, almeno nella FINE! 

domenica 15 gennaio 2012

C'era una volta...

Non me lo ricordo se gliel'ho regalato io. Mia figlia ha questo gioco. Ci sono un mucchio di carte e chi gioca le deve usare per inventare una favola ma per vincere bisogna entrare nella narrazione altrui, interromperla e continuare con le proprie carte. E' strano perché hai la tua fiaba che racconti condizionato dalle carte ma, presto, t'appartiene ed ecco che un'altra persona ci mette dentro la sua. E a ogni strappo qualcuno s'arrabbia perché aveva costruito una storia nella sua fantasia e la stava sviluppando immaginandone la fine. Eppure dopo un po' ti piace che qualcuno arricchisca o cambi la favola e non vedi l'ora di essere sorpreso e di ascoltare il seguito deciso da altri e, a tua volta, interrompere per inserirti e farla di nuovo tua. All'inizio mia figlia ne approfittava per ascoltare. Era una scusa per riempirsi di favole. Poi ha iniziato a giocare, a introfularsi nelle storie altrui, a modificare i percorsi. E stasera dopo aver finito di giocare mi sono detto: Cavoli! Ma queste favole sono come la vita. Ti prepari il tuo percorso, parti e già immagini come andrà, invece vai a sbattere su qualcuno o qualcosa che ti porta da un'altra parte ed è così anche quando non l'accetti. Alt, non sto dicendo che la vita è una favola, sto dicendo che nella vita s'incontrano pezzi di favola e a saperli riconoscere, si può giocare.  

sabato 14 gennaio 2012

1912-2012

C'è un racconto di Foster Wallace che s'intitola: "Una cosa divertente che non farò mai più." Ho letto questo racconto molti anni fa, molto prima che DFW si suicidasse e molto prima che succedesse quello che è successo ieri sera. Ma molto dopo l'affondamento del Titanic. Nel frattempo ho, con difficoltà, portato avanti un comportamento ambientalista che ha tra le uniche cose certe la mia avversità per questi viaggi. Credo che non ci sia nulla di più vero della pubblicità che imperversa sulle televisioni, che racconta come sia difficile riadattarsi alla vita normale dopo una crociera. Da quel che so è una vera e propria uscita dal mondo reale, dalla quotidianità per entrare nell'artefatto più totale. Perciò quando succede un naufragio non è un semplice incidente ma il mondo dei sogni che crolla. Il Titanic ha fatto la fortuna di un paio d'attori ma è stata una vera e propria ecatombe e ha rappresentato la metafora di un mondo che balla e non s'accorge d'andare verso la catastrofe. E il naufragio del Giglio che cosa ci dice? Per ora è solo l'errore di un comandante che sbaglia rotta e finisce sugli scogli provocando l'affondamento della nave, il naufragio di 4000 persone(a cui viene annunciato che si tratta solo di un danno elettrico), la morte di alcune di loro e la fine del loro viaggio da sogno. Senza aspettare di capire che metafora sarà mi sembra già abbastanza questo. E le coincidenze?  Non c'era nessun iceberg, perciò inutile farci caso.

giovedì 12 gennaio 2012

grammatica del potere

Ho visto che è morto Kim Jong-il. Non so molto della Corea, a parte che a volte camminano al contrario,  ma ho notato che il nuovo leader si chiama Kim Jong-un. Da italiano potrei dire che mettono l'articolo in fondo al nome, al contrario anche questo. Praticamente siamo passati dall'articolo determinativo a quello indeterminativo. Che sia un buon segnale?

mercoledì 11 gennaio 2012

Vano?

Ho fatto una passeggiata o forse è meglio dire una lunga camminata e ho raggiunto un paese vicino. Attraversandolo mi è capitato di fare questa foto. Capita sempre e in ogni luogo di vedere dei vecchi seduti fuori dalla porta di casa o su di una panchina. Da soli o in compagnia. Che osservano il mondo che passa. Li ho, dapprima, ignorati e poi considerati come spettatori. Giunti alla fine della loro esperienza d'attori della vita, si sono assisi su una sedia e da lì osservano il mondo che si muove, su gambe solide o, di più, oggi, su ruote. Però, ultimamente, ne vedo meno, come se oggi preferissero altre visioni, forse gli schermi di cui sono piene le case. Però c'è chi ancora resiste, persevera, cerca l'aria fresca e legge la vita, l'interpreta, l'osserva dal vero. Forse loro potrebbero dire qualcosa sulla finzione che ammanta il vero e sul vero che attraversa la finzione. Troppo? Non so, una volta ho visto un film dove c'era anche un vecchio che se ne stava seduto a guardare quello che succede ma ogni volta che chiudeva gli occhi, lo schermo diventava nero. Senza lo spettatore, senza chi ti osserva non esisti? Difficile essere sufficienti a se stessi. E questo vecchio è geniale: ha collocato la sua sedia in questo vano a fianco della porta. E' all'esterno e non lo è. E' tra le mura di casa ma non in casa. E' protetto ma al contempo è esposto. E' curioso e al contempo timoroso. E' un buon modo di vedere la vita che passa. E' anche un buon modo per viverla?

martedì 10 gennaio 2012

doppio senso

Mi piace andare a leggere in questa stazione. E' strano, non c'ho mai preso un treno e non ci sono mai arrivato. Ci vado ad aspettare mio figlio. Mentre lui gioca a calcio io mi siedo su una panchina e leggo un libro o me ne sto lì ad aspettare. Aspetto che arrivi un treno. C'è un solo binario e ho due possibilità. Finora non ho visto arrivare un solo treno. Potrei guardare l'orario ma non l'ho mai fatto. Mi piace questo binario unico che però ha la possibilità di portare in due direzioni opposte. Ogni tanto mi sveglio dai sogni ad occhi aperti per colpa di un campanile. Lì vicino c'è una chiesa bruttissima ma questo non è importante.   Basta poco e ricomincio a viaggiare. Devo solo scegliere dove lasciar andare la fantasia, a valle o a monte? In salita o in discesa? A destra o a sinistra? A nord o a sud? Per fortuna che c'è un solo binario altrimenti chissà dove andrei a finire.

lunedì 9 gennaio 2012

vacatio mentis

Ho staccato! Succede e fa bene! Però fa bene solo per il periodo della vacatio perché poi arriva il giorno dopo e stamattina era appunto quel giorno. Ho preso la bici e infilata la testa nella mia berretta nuova che finalmente tiene il freddo lontano dal cervello me ne sono andato alla stazione. Ho saltato un paio di semafori, fatto qualche schincarola tra le auto e sono arrivato alla stazione. Ho imboccato il vialetto alla solita velocità e in un attimo mi sono trovato alla deviazione per la tramvia. Ero troppo veloce e ho frenato. Siccome non sistemo mai i freni, l'unico che funzionava era quello davanti. Appena tirata la leva la bici si è trasformata in un cavallo imbizzarrito e in un attimo mi sono ritrovato a terra. Una scivolata con culata, ho rimbalzato e mi sono subito ritrovato in piedi. Sapete, come succede ai bambini vergognosi. Una ragazza che camminava circospetta mi ha chiesto se andava tutto bene e così mi sono ripassato fisicamente. Nessun dolore, com'era possibile? Mi sono toccato la natica e ho capito. Ero caduto sul portafoglio e questo aveva attutito la caduta. Ho un bel portafoglio, ben imbottito, largo e alto. Attenti, non è pieno di soldi, ma di carte, documenti e quello che serve ogni giorno per sopravvivere. Una lezione per le cadute, per i momenti di crisi, non basta il denaro per salvarsi, sono utili anche i ricordi e piccole cose utili(in tasca ho anche un kit di fili per cucire). Così ho sorriso alla ragazza e le ho detto che andava tutto bene, avevo resistito alla caduta e ora sono pronto ad affrontare altre crisi.